30 aprile 2017 15:07

Non è ancora chiaro in che modo il governo iracheno sia riuscito ad assicurare il rilascio di un gruppo di ostaggi qatarioti, sauditi e kuwaitiani. L’inizio della storia risale al dicembre del 2015, quando un gruppo di 26 cacciatori, in gran parte originari del Qatar, fu rapito in Iraq da uomini armati non meglio identificati. Il gruppo si era inoltrato nel deserto di Samawa per cacciare le gazzelle.

Quest’area si trova nel sudovest dell’Iraq, al confine con l’Arabia Saudita. I cacciatori erano entrati in territorio iracheno con il permesso delle autorità di Baghdad ed erano scortati da poliziotti iracheni.

Ci sono molte questioni irrisolte riguardo alla dinamica del rapimento e alla liberazione degli ostaggi a metà aprile (avvenuta in concomitanza con l’evacuazione delle città siriane sotto assedio di Fuaa, Kefraya, Zabadani e Madaya): la liberazione degli ostaggi era una delle clausole di un’intesa più ampia che prevedeva il rilascio di alcuni uomini dell’organizzazione libanese Hezbollah in mano al ramo siriano di Al Qaeda? O faceva parte dell’accordo sulle quattro città siriane? La Russia nega di aver svolto alcun ruolo nell’accordo. Hezbollah conferma di aver fatto da mediatore.

La debolezza irachena
Nel complesso, anche in assenza di risposte certe, l’operazione mette in evidenza la debolezza delle forze di sicurezza irachene. Soprattutto se confrontata con lo strapotere della cinquantina di milizie presenti nel paese, in gran parte filoiraniane.

Alla fine del 2015 i sequestratori usarono 40 fuoristrada per assalire il campo dove dormivano i cacciatori, e riuscirono a catturarli senza scontrarsi con le guardie. I rapitori, inoltre, sapevano bene che tra i cacciatori c’erano persone importanti. Secondo le autorità irachene, in precedenza altri sessanta gruppi di cacciatori dei paesi del golfo Persico avevano avuto l’autorizzazione di entrare nel paese. Ma in questo gruppo c’erano dei membri della famiglia reale del Qatar. Ed è per questo che i rapitori si erano attivati e, in seguito, li hanno tenuti sotto sequestro per più di un anno in luoghi segreti, in attesa di un grosso riscatto.

Ad aprile sono arrivati a Baghdad dei funzionari qatarioti che trasportavano valigie contenenti quasi mezzo miliardo di dollari statunitensi. E il primo ministro iracheno Haider al Abadi ha protestato: perché la delegazione qatariota aveva con sé una somma così grande? D’altra parte, il governo di Doha ha fatto sapere che gli iracheni erano perfettamente a conoscenza del riscatto. Quindi l’ultima domanda irrisolta riguardo a questa vicenda è dove siano finiti tutti quei soldi: se li abbiano i rapitori, se siano tornati in Qatar o se siano ancora nelle mani del governo iracheno.

(Traduzione di Francesca Sibani)

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