13 novembre 2013 15:31

Dieci errori che i giornalisti devono evitare quando parlano di persone lgbt. Uno al giorno, per dieci giorni.

  1. Coming out

  2. Immagini

  3. Lesbiche

  4. Mamma

  5. Mondo gay

  6. Relazioni

  7. Transessualità

  8. Famiglie gay

  9. Icona gay

  10. Parole

Oggi parliamo di un’epidemia dilagante: le icone gay. Forse la definizione più adatta per “icona gay” è una celebrità che ha un pubblico quasi esclusivamente gay (o con un’alta percentuale di omosessuali) con il quale il personaggio famoso spesso intrattiene un rapporto privilegiato.

Nel primo caso, la celebrità che ha un pubblico quasi esclusivamente gay, posso farvi l’esempio di Dana International. E chi è Dana International?, dirà la maggior parte di voi. Questo perché probabilmente la maggior parte di voi è eterosessuale. Altrimenti lo sapreste.

Nel secondo caso invece posso citare Madonna, megastar per molti eterosessuali, ma imperatrice del pop per il pubblico gay, che lei ha sempre trattato con un occhio di riguardo anche sostenendone i diritti.

Poi ci sono le eccezioni: personaggi come Raffaella Carrà o gli Abba, che diventano icone gay senza davvero volerlo, a volte senza neanche saperlo. In questi casi si tratta più che altro di una questione estetica, di colore.

Insomma, le icone gay esistono, e sono tante. Ma per la stampa italiana sono davvero troppe. Di solito basta che la celebrità in questione sia omosessuale per promuoverla a icona gay. Sei famoso e sei gay? Allora sei un’icona gay, a prescindere da quello che dici e che fai. E quindi per il Corriere della Sera non c’è nulla di strano in un titolo tipo questo: “L’icona gay Rupert Everett: Non c’è nulla di peggio che essere cresciuto da due papà”. Che, insomma, non è proprio il massimo della stima nei confronti del suo pubblico gay (né di se stessi, ma questo è un altro discorso).

In realtà non è neanche necessario essere omosessuale: per diventare un’icona basta averne interpretato uno in un film. E così, durante la polemica sulle dichiarazioni di Guido Barilla, ho notato che alcuni giornalisti sottolineavano che il testimonial della Barilla Antonio Banderas sarebbe una “nota icona gay”.

La confusione poi aumenta con le “autoproclamazioni”. Di recente, Barbara d’Urso si è eletta icona gay, non saprei su quali basi. Forse è un’icona tra i suoi amici gay, ma al di là di quello davvero non so.

Ma la vera bomba è stato scoprire che perfino Maurizio Gasparri pensa di essere un’icona gay. Etero, non bello, senza nessun legame con il mondo dello spettacolo, di destra, Gasparri potrebbe essere il perfetto esempio dell’anti-icona gay, una specie di anticristo dell’omosessualità.

Davvero mi meraviglia che nessun giornale abbia ancora annunciato che la nuova icona gay globale è papa Bergoglio. In fondo due o tre dichiarazioni non omofobe le ha fatte, no? Conoscendo la stampa italiana, è solo una questione di tempo prima che qualcuno se ne esca con questa idea.

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