08 marzo 2013 10:21

Cosa rappresenta il Movimento 5 stelle? La febbre o il termometro? È la domanda centrale che si pongono la stampa italiana e quella europea. In Germania le prime reazioni al risultato elettorale sono state d’incomprensione completa, di sconforto allibito. Ma come? Gli italiani hanno avuto la fortuna di essere governati nell’ultimo anno da un brav’uomo come Mario Monti, un uomo che ha portato l’Italia sulla retta via, che ha risanato i conti, che ha ridato credibilità internazionale al paese e cosa fanno loro? Pieni di ingratitudine votano “due clown” come ha detto il candidato-cancelliere della Spd, Peer Steinbrück.

La risposta implicita è: Grillo (insieme a Berlusconi) è la febbre. E invece ci sono buone ragioni per ritenere che lui e l’M5s siano piuttosto il termometro. Un termometro che rappresenta molto di più dell’opposizione una buona fetta dell’elettorato contro le politiche di austerità fatte in nome dell’euro.

Infatti il movimento di Grillo nasce e cresce ben prima che la crisi dell’euro esploda e tocchi l’Italia, tra l’estate e l’autunno del 2011. Sono tre le crisi che fanno da terreno di coltura per il “grillismo”: il declino del paese che accompagna l’Italia nell’ultimo decennio, la crisi morale della politica e dei partiti e infine, nell’ultimo anno e mezzo, la crisi acuta dell’euro.

Oggi molti se ne dimenticano, ma la parola “declino” era in voga in Italia già ben prima del crollo della Lehman Brothers nell’autunno del 2008 e della conseguente, pesantissima crisi globale dei mercati finanziari. L’Italia da anni è un paese che non cresce più, un paese in cui la produttività è praticamente ferma, un paese che perde colpi sui mercati internazionali. Il prezzo più pesante l’hanno pagato le generazioni più giovani. Chi era “fortunato” trovava un lavoro precario, ogni anno decine di migliaia di laureati hanno preso la via dell’emigrazione. Oggi chi hameno di quarant’anni ha pochissime sicurezze e la netta sensazione di essere dimenticato dalla politica: è proprio quella generazione - giovani in grandissima parte ben istruiti - che ha formato, dal 2005 in poi, il primo nucleo forte del nascente movimento di Beppe Grillo.

In parallelo è esplosa la crisi morale della politica, dei partiti. Nel 2007 esce il libro

La casta di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo e supera presto un milione di copie. “La casta” diventa il termine corrente per parlare dei politici. Politici che s’interessano a malapena a parole della crisi del paese (questa la percezione), ma che intanto sono fermamente aggrappati a privilegi assurdi. Comunità montane a 39 metri sopra il livello del mare, emolumenti generosissimi, auto blu, perfino i menu al ristorante del senato (con prezzi da cucina dei poveri) diventano argomenti per milioni di cittadini. Ma i partiti, anche quelli di centrosinistra, reagiscono con fastidio alle accuse, bollate quasi sempre come populiste. Fanno qualche aggiustamento (i prezzi al ristorante del senato vengono aumentati, con conseguente chiusura del ristorante a causa del calo vertiginoso della clientela), ma fanno intendere a ogni passo che gli aggiustamenti sono subiti, non voluti.

Anche questa seconda crisi fa da forte detonatore del movimento di Grillo. I politici e i mezzi d’informazione si stupiscono quando al primo “Vaffa-day”, nel settembre del 2007, solo a Bologna si riuniscono 50mila persone in piazza (e altre decine, se non centinaia di migliaia, in altre piazze in tutta l’Italia), quando in un giorno vengono raccolte 340mila firme per alcune iniziative di legge (fuori i condannati dal parlamento, limitazione a due mandati). Da quel momento il movimento decolla definitivamente, si struttura, si ramifica. I risultati si vedono alle elezioni comunali del maggio del 2011 (quindi prima che esplodesse la crisi dell’euro in Italia). In molti comuni dell’Emilia Romagna, e non solo, l’M5s raggiunge risultati tra l’8 e il 12 percento, decine di neoconsiglieri cinque stelle sono eletti. E decine di migliaia di persone, in gran parte giovani e laureati, spesso ma non sempre con un passato di sinistra, sono attive nella vasta rete dei meet-up locali.

E la politica? I partiti non capiscono l’onda montante, anzi fanno molto per agevolare lo tsunami. Arrivano gli scandali dei consigli regionali, le feste pacchiane, le lauree comprate con i soldi dei contribuenti, i Suv, le vacanze, perfino reggiseni, nutelle e dvd di Disney, tutto a spese della collettività.

Il tutto mentre i comuni mortali sono duramente colpiti dalla crisi acuta dell’euro. Quella terza crisi trova i cinque stelle già presenti sulla scena, ma li aiuta a estendere il bacino del consenso in tutte le direzioni. Grazie a questa crisi l’M5s diventa un movimento trasversale: la forza politica che oggi ha il consenso più omogeneo in tutto il paese, dalle zone “leghiste” alle regioni “rosse” al sud depresso, dagli operai del Sulcis agli imprenditori del nordest, dai cittadini dalla Val Susa a quelli di Taranto, da destra a sinistra.

Sarà pure un “voto di protesta”, ma quella caratterizzazione non aiuta molto: la protesta nasce dal fatto che un buon quarto degli elettori non crede più alle proposte di partiti che, ai loro occhi, hanno ostinatamente ignorato il malessere del paese.

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