09 gennaio 2013 12:38

*Sono un maschio etero di 21 anni. Mi piacciono le donne, mi sono sempre piaciute le donne, mi è sempre piaciuto fare sesso con le donne. L’anno scorso, però, ogni tanto ho cominciato a farmi le seghe guardando porno trans. Una sera, dopo aver bevuto con un amico e fumato qualche canna, ho preso appuntamento con una prostituta transessuale. Una totalmente donna, che di maschile non aveva niente, a parte be’… *

*Mi ha leccato il culo, mi ha succhiato il cazzo e mi ha infilato un dito dietro. Qualche volta mi era già capitato che una ragazza giocasse con il mio buco del culo, per cui niente di particolarmente nuovo. Quest’incontro, però, è finito con me che venivo penetrato. Lì per lì ero troppo fatto per preoccuparmi. Ma il giorno dopo ho cominciato a sentirmi veramente in colpa. Lei era una attentissima al sesso sicuro, e ha fatto tutto quanto con i preservativi. Io però non riesco a farmene una ragione. Ho fatto la cosa più gay che possa fare un maschio. È una cosa traumatica, e mi sta deprimendo parecchio. *

È come se non riuscissi più a godermi la vita. Mi sono perfino venuti dei pensieri suicidi (non sono uno che si toglierebbe la vita: non farei mai una cosa del genere alla mia famiglia e ai miei amici). Ho ancora voglia di frequentare delle donne e fare sesso con le donne. Non mi pento di essere stato con una trans perché mi andava di sperimentare. Da allora mi sono fatto il test, per avere la certezza di non essermi preso niente. L’unica cosa di cui mi pento è che lei me l’abbia messo in culo. Uno può diventare gay facendo una cosa del genere una volta sola? Aiutami, ti prego.

Non Ti Puoi Girare Un Attimo

Datti pace, NTPGUA.

È vero, hai fatto la cosa più gay che un uomo possa fare: prenderlo in culo. Ora però stai facendo la seconda cosa più gay che un uomo possa fare: drammatizzare. Cerca di non perdere la brocca e ripeti con me: un cazzo in culo non rende l’uomo gay. Vedila così: la differenza tra farsi infilare un dito nel culo da una donna e farsi infilare l’uccello nel culo da una donna è solo questione di intensità. Se il dito di una donna andava bene – per non parlare della sua lingua – allora perché andare in paranoia per il suo uccello? Ricorda: tu non vai a letto con gli uomini, gli uomini non ti attirano. Per il cazzo di questa donna in particolare hai fatto un’eccezione, ma solo perché era un cazzo eccezionale: era attaccato a una donna.

Ok, magari ti sei spinto un po’ più in là di quanto avresti fatto da sobrio, NTPGUA, ma per fortuna la tua era una prostituta coscienziosa, e ha usato i preservativi, per cui da questo incontro ti sei portato a casa solo un po’ di panico sul tuo orientamento sessuale. Comportati da uomo – da uomo etero – e fatti una bella doccia fredda, come ti direbbe il mister.

Forse c’è una cosa che ti può aiutare: come tanti maschi gay, anch’io prima di fare coming out sono stato con una donna. Ho fatto la cosa più etero che possa fare un maschio – infilare l’uccello in una vagina –

e non sono diventato etero. Tu hai fatto la cosa più gay che possa fare un maschio – prenderlo in culo – ma questo non ti rende gay. Perché tu non sei gay, NTPGUA, e non è certo un giretto sul pisello di una escort che può modificare questa cosa.

E se neanche questo serve a farti stare meglio, NTPGUA, allora ascolta: i maschi gay non vanno con le prostitute trans. Il desiderio di andare con una donna col pisello è una fantasia/ossessione/trasgressione che riguarda quasi esclusivamente i maschi etero. Ai gay piace l’uccello, ovviamente, ma quello che ci piace davvero sono i maschi. Ci sono uomini gay che hanno relazioni e mettono su casa con uomini trans – uomini con la fica – per cui non è vero che a tutti i gay piace l’uccello. Quello che ci piace sono i maschi.

Se il nostro essere gay non può essere definito esclusivamente dalla voglia di uccello, NTPGUA, allora un uccello non può di certo smontare del tutto il tuo essere etero.

Sono un etero sposato. Poco tempo fa ho passato una splendida giornata facendo immersioni con mia moglie in Messico. Insieme a noi c’erano tre uomini che avevano evidentemente una relazione stabile a tre. Non ho avuto i *cojones di chiederglielo in modo esplicito, ma raccontavano di aver viaggiato un sacco insieme, e vivevano insieme, era tutto un “noi qui”, “noi là”, e durante la giornata si sono scambiati parecchie effusioni. Persone davvero amabili. Vorrei tanto che abitassimo nella stessa città, perché quando sei sposato e con figli è difficile conoscere gente carina e un po’ diversa. *

Ho qualche curiosità: 1) che nome danno i gay a un rapporto del genere? 2) Nella comunità gay è considerata una scelta strana? Normalissima? Saggia? 3) Come nascono questi rapporti? Due che stanno in coppia a un certo punto aggiungono un terzo? 4) Sono rapporti che durano? Mi pare ci siano un sacco di pro e contro, e sarei curioso di sapere come funziona.

Il Triangolo Sì

  1. Di solito si chiama semplicemente “storia a tre” o “trio” (in inglese esiste il termine throuple, da three più couple), sia per i rapporti gay sia per quelli etero. Per farsi un’idea di come funzioni internamente uno di questi terzetti gay, ITS, leggiti il pezzo di Molly Young uscito sull’ultimo “Sex Issue” del New York Magazine. Benny, Jason e Adrian sono i tre uomini che stanno dietro al popolare sito porno gipster CockyBoys.com. Young racconta la loro casa, il loro lavoro e la loro vita sessuale su tinyurl.com/gaythrup.

  2. Ci sono gay che trovano l’idea del trio un po’ strana, per altri è normalissima, e altri ancora la ritengono una scelta saggia. Alcuni gay, poi – quelli stupidi – ritengono che le relazioni a tre ci facciano cattiva pubblicità nel momento in cui le coppie gay lottano per il diritto a sposarsi. Ma la nostra è una lotta per i pari diritti, non per imporre due pesi e due misure, e a nessuno verrebbe in mente di sostenere che il matrimonio etero va bandito perché al mondo esistono relazioni etero a tre, a quattro, a cinque, a sei, e via dicendo.

  3. Stando alla mia esperienza, sì, di solito succede così.

  4. Le relazioni a tre presentano difficoltà particolari: le decisioni importanti vanno approvate da tre persone. Due di queste, durante le liti, possono coalizzarsi contro l’altra. I due che formavano la coppia originaria possono trattare l’ultimo arrivato come un socio di second’ordine invece che alla pari. Ma anche i vantaggi sono unici: un altro paio di braccia per dare una mano in casa, un altro reddito con cui pagare il mutuo, un altra faccia sorridente su cui posare il culo, eccetera. E del resto non è che la coppia tradizionale sia una ricetta infallibile per il successo.

Metà dei matrimoni – quelli classici: “un uomo, una donna, per la vita” – si concludono con il divorzio. Nonostante questo, ogni volta che si prova a discutere di relazioni a tre, il presupposto pare sempre che la coppia tradizionale sia un assetto indiscutibilmente più stabile. Magari lo è, magari no. Ma prima di accettare un presupposto del genere, io vorrei vedere qualche studio che metta a confronto le relazioni a tre con quelle a due.

Ultimamente mi è capitato di usare il termine “ingroppare” per indicare la posizione in cui l’uomo sfrega il pene tra le chiappe della partner, sia durante i preliminari sia come alternativa alla penetrazione. La mia ragazza, che ti legge sempre, dice che sbaglio. Ha ragione lei?

Sfregare A Casaccio

Ha ragione lei, SAC. “Ingroppare”, nella definizione dei lettori di Savage Love (un’Académie française del neologismo sessuale), indica il rapporto anale, in particolare quello di due adolescenti etero che vogliono preservare la verginità di una ragazza evangelica. E succede davvero. Siccome il sesso anale non è

realmente sesso, almeno secondo la propaganda a favore dell’astinenza a cui sono esposti gli adolescenti evangelici, molte brave ragazze cristiane finiscono per credere che farsi inculare non comprometta realmente la loro verginità.

L’atto a cui ti riferisci tu – sfregare il pene tra le chiappe, come preliminare o alternativa alla penetrazione – spesso viene chiamato frottage o “scopata asciutta”. Ma a Chicago lo chiamano “Cardinal George”, dal nome di un cardinale omofobo.

(Traduzione di Matteo Colombo)

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