07 marzo 2015 14:03

È stato scoperto il più antico fossile appartenente al genere Homo. A Ledi-Geraru, nella regione di Afar, in Etiopia, è stato trovato il frammento di una mandibola di un individuo adulto, con i resti di alcuni denti. Il fossile risale a circa 2,8 milioni di anni fa. Per alcune caratteristiche la mandibola ricorda l’Australopithecus, un genere di ominide molto primitivo ormai estinto, e per altri ricorda il genere Homo, lo stesso ramo evolutivo al quale appartiene la specie umana moderna, l’Homo sapiens. A causa della frammentarietà dei reperti non è stato possibile attribuire la mandibola a una specie precisa, ma solo a un genere.

La scoperta di Brian Villmoare e colleghi, pubblicata su Science, è però importante, perché retrodata l’origine del genere Homo. Finora i fossili più antichi del genere Homo risalivano infatti a circa 2,4 milioni di anni fa. L’origine del ramo evolutivo Homo resta comunque abbastanza oscura, a causa della lacunosità dei reperti fossili risalenti a 2-3 milioni di anni fa, quando il genere ha cominciato a evolversi. Anche il fossile scoperto dal gruppo di Brian Villmoare è piuttosto piccolo e fornisce quindi informazioni parziali.

Lo studio del sito del ritrovamento fa pensare che l’ambiente nel quale il genere Homo ha cominciato a svilupparsi era il frutto di un mutamento climatico. Il genere Homo si è probabilmente sviluppato in un habitat più arido e aperto del precedente, caratterizzato da praterie e boscaglie, con alcune foreste lungo i fiumi. Secondo il team di Erin DiMaggio, nella regione era presente anche un lago con coccodrilli, ippopotami e pesci. È possibile che sia stato proprio il cambiamento del clima ad aver sollecitato l’evoluzione del genere Homo.

Una conferma dell’antichità, e della complessità, del ramo evolutivo umano potrebbe venire da un ulteriore studio, pubblicato su Nature. In questo caso Fred Spoor e colleghi hanno ricostruito in modo virtuale un cranio parziale di Homo habilis, una specie umana molto antica. Il fossile ha caratteristiche più primitive di quanto finora pensato e potrebbe far retrodatare l’origine di questa specie a prima di 2,3 milioni di anni fa. Science

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