23 ottobre 2016 12:22

Alcune scimmie riescono a produrre scaglie affilate di pietra, indistinguibili da alcuni utensili preistorici considerati un segno inequivocabile della presenza umana.

Tomos Proffitt e colleghi hanno studiato il Sapajus libidinosus del Brasile. Questa piccola scimmia rompe intenzionalmente le pietre, che poi utilizza come martelli per aprire le noci. Battendo le pietre produce anche frammenti affilati, che non usa. I frammenti sono quindi un sottoprodotto non intenzionale dell’attività degli animali.

I ricercatori hanno raccolto le scaglie create dalle scimmie e le hanno paragonate a quelle trovate in siti archeologici risalenti ai primi ominidi, trovando che sono estremamente simili. Sembra quindi che la presenza di pietre affilate non possa più essere considerata un elemento inequivocabilmente umano.

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A causa di questa scoperta bisogna forse rivedere il legame tra produzione di utensili in pietra e sviluppo del cervello. Sembra infatti che non siano necessarie abilità cognitive avanzate per produrre scaglie di pietra.

Tuttavia, in alcuni casi è possibile distinguere tra utensili intenzionali umani e prodotti derivanti da attività casuale delle scimmie. In molti siti africani “gli utensili in pietra sono spesso associati con resti di animali, come ossa che portano i segni della macellazione effettuata con un oggetto affilato” scrive Hélène Roche sulla rivista Nature, che pubblica anche lo studio.

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