Fratelli musulmani

In Egitto è stato condannato all’ergastolo il leader dei Fratelli musulmani.
In Egitto è stato condannato all’ergastolo il leader dei Fratelli musulmani. Mohamed Badie, leader della Fratellanza musulmana, e altri 35 militanti dell’organizzazione sono stati condannati al carcere a vita per le violenze avvenute durante le proteste scoppiate nel 2013 dopo il colpo di stato che ha portato alla destituzione del presidente Mohamed Morsi. Badie, imputato in 46 processi, è già stato condannato all’ergastolo quattro volte e a morte due volte, ma ha fatto appello contro queste sentenze di primo grado.
Un tribunale egiziano annulla la pena di morte per 149 sostenitori dei Fratelli musulmani.
Un tribunale egiziano annulla la pena di morte per 149 sostenitori dei Fratelli musulmani. Gli imputati erano accusati di aver preso d’assalto un commissariato di polizia nell’agosto del 2013 a Kerdasa. Nelle violenze erano stati uccisi undici poliziotti. Gli imputati erano stati condannati a morte nel febbraio 2015, nel corso di una serie di processi nei confronti dei sostenitori dell’ex presidente Mohamed Morsi. Il processo contro i 149 imputati dovrà svolgersi di nuovo.
Raid della forze di sicurezza egiziane al Cairo, nove morti

Le forze di sicurezza egiziane hanno condotto un raid in un appartamento alla periferia occidentale del Cairo e hanno ucciso nove uomini, descritti come “estremisti armati”. Tra loro ci sarebbe anche Nasser al Hafi, un ex parlamentare e noto avvocato difensore dei Fratelli musulmani. Le autorità hanno affermato che gli uomini, che erano ricercati per atti di sabotaggio e vandalismo, stavano pianificando un attacco. Sarebbero stati uccisi quando gli agenti, mandati ad arrestarli, hanno risposto al fuoco proveniente dall’appartamento. I Fratelli musulmani hanno negato che gli uomini fossero armati e hanno detto che stavano svolgendo un “incontro organizzativo”. Leggi

Il presidente egiziano promette una legislazione più dura dopo l’uccisione del procuratore generale

Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha promesso una legislazione più dura per “lottare contro il terrorismo”, all’indomani della morte del procuratore generale Hisham Barakat a causa delle ferite riportate in un attentato contro il convoglio su cui si stava muovendo al Cairo. In un discorso in tv, Al Sisi ha annunciato che la legge sarà modificata per consentire “di fare giustizia più rapidamente”. I processi quindi saranno più veloci e le condanne a morte saranno eseguite più rapidamente.

Hisham Barakat è l’esponente politico di maggior rilievo assassinato dagli anni novanta. Aveva assunto l’incarico nel giugno del 2013, poche settimane prima del colpo di stato che depose l’allora presidente Mohamed Morsi, capo della Fratellanza musulmana. È stato tra i protagonisti della repressione nei confronti del gruppo, avviando processi contro i suoi affiliati e mettendo in atto provvedimenti come il congelamento dei beni. Nel periodo in cui ha svolto l’incarico di procuratore generale, migliaia di attivisti dell’opposizione sono stati arrestati e centinaia di esponenti dei Fratelli musulmani sono stati condannati a morte.

In un comunicato sul suo sito, la Fratellanza musulmana ha condannato l’uccisione di Barakat, accusato però di aver favorito la tortura, l’omicidio di oppositori politici e la detenzione senza processo. L’attentato è stato compiuto dopo che un gruppo legato ai jihadisti dello Stato islamico ha esortato i suoi affiliati ad attaccare i giudici, accusati di essere sottomessi al governo e ai militari. Il 3 luglio inoltre ricorre il secondo anniversario della cacciata di Morsi dal potere e secondo gli esperti il paese rischia di essere colpito da una nuova ondata di violenze e attentati.

Record di condanne a morte in Egitto

Dopo il colpo di stato che ha portato al potere il generale Abdel Fattah al Sisi, i tribunali egiziani hanno emesso più di mille condanne alla pena capitale in meno di un anno. Tra queste anche quella nei confronti dell’ex presidente Mohamed Morsi. Se la sentenza venisse eseguita nel paese potrebbe riesplodere la violenza. Leggi

Morsi evita la pena di morte nel primo processo sui disordini del 2012

L’ex presidente egiziano Mohamed Morsi è stato condannato a venti anni di carcere. Deposto da un colpo di stato militare nel luglio 2013, il leader dei Fratelli musulmani è stato giudicato colpevole di incitamento all’uso della forza e alla violenza nei confronti dei manifestanti durante i disordini del 2012.

È la prima sentenza emessa contro Morsi, che dovrà affrontare altri processi, ma che è già stato prosciolto da un altro capo d’imputazione, l’istigazione all’omicidio di due manifestanti e di un giornalista per la quale diversi osservatori avevano sostenuto la possibilità di una condanna a morte.

I fatti risalgono al 5 dicembre del 2012, quando una serie di contestate riforme costituzionali portate avanti dall’allora capo di stato scatenò manifestazioni davanti al palazzo presidenziale di Ittihadiya. Ne seguirono episodi di guerriglia urbana tra sostenitori e oppositori, che sfociarono in dieci morti e decine di feriti.

In relazione a questi episodi, insieme a Morsi sono state processate altre 14 persone, tra cui gli esponenti di spicco della fratellanza musulmana Mohamed El Beltagy ed Essam El Erian. L’ex presidente, come hanno spiegato i suoi legali, dovrà affrontare altri quattro processi per diversi capi d’imputazione, tra cui quello di “collaborazione con organizzazioni straniere” a fini terroristici.

Scontri al Cairo alla vigilia del processo all’ex presidente Morsi

Diversi arresti tra gli universitari simpatizzanti dei Fratelli musulmani, mentre continuano le manifestazioni in sostegno all’ex presidente deposto nel 2013, che sarà processato a partire da domani. Leggi

In Egitto confermata la pena di morte per il leader dei Fratelli musulmani

Un tribunale egiziano ha confermato la pena di morte per il leader dei Fratelli musulmani Mohamed Badie e per altre undici persone, riconosciute colpevoli di aver cercato di destabilizzare lo stato egiziano e di aver pianificato attentati. Altri due esponenti del gruppo sono stati condannati a morte in contumacia, mentre 23 persone sono state condannate all’ergastolo. I condannati potranno fare appello in cassazione.

I Fratelli musulmani sono il principale partito islamico del paese, a cui apparteneva anche il presidente Mohamed Morsi, deposto a luglio del 2013 da un colpo di stato militare. Il 14 agosto 2013 la polizia attaccò due accampamenti dei sostenitori di Morsi, che protestavano contro la sua destituzione al Cairo, e nel blitz morirono centinaia di persone. Dopo quell’episodio diversi commissariati furono attaccati dai sostenitori di Morsi, molti furono incendiati, in particolare a Minya, Sohag e Assiut.

Nei mesi successivi alla destituzione di Morsi, secondo l’Onu, almeno 15mila sostenitori di Morsi sono stati arrestati e centinaia condannati a morte.

Quattordici dirigenti dei Fratelli musulmani condannati a morte in Egitto

Un tribunale del Cairo ha condannato a morte quattordici dirigenti dei Fratelli musulmani, compreso Mohammed Badie, guida suprema del movimento. Lo hanno riferito i mezzi d’informazione egiziani. Per il tribunale, i quattordici sono colpevoli di aver organizzato una cellula terroristica con lo scopo di colpire le forze di sicurezza e i rappresentanti dello stato. Afp

Egitto, confermata la condanna a morte per 183 sostenitori dei Fratelli musulmani

Un tribunale egiziano ha confermato la condanna a morte di 183 sostenitori dei Fratelli musulmani, accusati di aver ucciso sedici poliziotti nell’agosto del 2013. Gli uomini avrebbero partecipato a un raid contro un commissariato di Kardasa, nella periferia ovest del Cairo, il 14 agosto 2013, durante le agitazioni seguite alla deposizione dell’allora presidente Mohamed Morsi da parte dell’esercito.

Per l’assalto al commissariato, il 2 dicembre del 2014 erano stati condannati a morte in prima istanza 188 uomini. Per cinque di loro la pena è stata ridotta. Reuters

Arrestato uno dei leader dei Fratelli musulmani

La polizia egiziana ha arrestato Mohamed Ali Bishr, uno dei leader dei Fratelli musulmani, accusato di aver organizzato le proteste previste contro il governo il 28 novembre. Reuters

Rompere l’assedio

Hamas e Al Fatah hanno capito che devono unire le forze per superare l’embargo di Gaza e ottenere la libertà di movimento per i palestinesi. Leggi

Il Termidoro egiziano

Il colpo di stato militare ha frenato la spinta rivoluzionaria, ma la nuova élite urbana non ha ancora perso la speranza di un futuro democratico. Leggi

Cambio di stagione a Doha

Perché il Qatar ha rinunciato alla sua egemonia sulla primavera araba e sulla rivolta siriana. Leggi

L’Egitto senza Morsi

Il 3 luglio il presidente egiziano Moahmed Morsi è stato deposto dall’esercito, dopo la scadenza di un ultimatum di 48 ore emesso dal capo dell’esercito e ministro della difesa Abdel Fattah al Sisi. L’annuncio della destituzione, dato da Al Sisi in tv, è stato accolto da festeggiamenti da parte di migliaia di manifestanti che da almeno quattro giorni erano scesi in piazza per chiedere le dimissioni di Morsi. Leggi

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