22 marzo 2017 13:47

La rust belt – letteralmente “cintura di ruggine” – è la zona nel nordest degli Stati Uniti compresa tra la regione dei Grandi laghi fino al Midwest: parte dallo stato di New York e attraverso Pennsylvania, Ohio e Michigan termina con l’Indiana, l’Illinois e il Wisconsin. Fino agli anni cinquanta era la zona industriale del paese, soprannominata manufactoring belt o factory belt (la cintura industriale). Ma poi è diventata l’epicentro della crisi dell’industria pesante. Molti stabilimenti sono falliti in seguito alla decisione di spostare la manodopera nei paesi in via di sviluppo o negli stati del sudest, dove produrre costava di meno. Una decisione che ha avuto delle conseguenze pesanti sui lavoratori locali.

Molte fabbriche hanno incominciato a chiudere dagli anni cinquanta, generando una reazione a catena che ha portato all’inevitabile impoverimento delle città, a un lento ma costante spopolamento e al tracollo economico. Con il passare del tempo la regione si è trasformata nell’attuale rust belt: spopolata, abbandonata, segnata dal malcontento. Gli stessi abitanti definiscono città come Braddock e Johnstown “fucking dead cities”. Ad accorgersene è stato Donald Trump, che durante la sua campagna elettorale ha conquistato gli abitanti della rust belt quando ha definito alcune città come “zone di guerra” e ha promesso una rinascita economica con il suo motto “Make America great again”.

Roberto Salomone, fotogiornalista napoletano, ha raccontato la desolazione di questi luoghi. Le foto sono state scattate tra il 15 e il 30 gennaio 2017.

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