◆ L’Artico sta cambiando velocemente. Lo testimoniano i suoni registrati in acqua, al largo delle coste di Alaska (Stati Uniti), Canada e Russia. Fino a pochi anni fa in questi mari si ascoltavano i richiami delle balene della Groenlandia, dei narvali e di altri cetacei originari della regione, ma da qualche tempo si sentono sempre più spesso i suoni emessi dalle orche, scrive il New York Times. Con il ritiro del ghiaccio marino, infatti, le orche si stanno spingendo in regioni che prima erano inaccessibili per loro, espandendo rapidamente il territorio di caccia. Questi sviluppi potrebbero modificare la catena alimentare, incidendo sugli animali di cui si nutrono le orche, ma anche sulle popolazioni umane che cacciano le stesse prede di questi mammiferi marini.

A partire dagli anni ottanta sono cominciate le misuraziomi satellitari della superficie del ghiaccio marino artico. La superficie varia nel corso dei mesi, toccando un minimo a settembre. Quest’ultimo varia ogni anno, ma è evidente la tendenza a una progressiva riduzione. È un problema per alcuni animali, come gli orsi polari, ma è un vantaggio per le orche. Anche le balene della Groenlandia subiscono le conseguenze negative del fenomeno, perché sono tra le prede preferite delle orche. Per sfuggire ai loro attacchi si rifugiano nelle aree ancora coperte dal ghiaccio. Queste zone, però, oltre a essere sempre più piccole, offrono minori possibilità di nutrimento per le balene e sono anche poco adatte ad allevare i piccoli.

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Questo articolo è uscito sul numero 1439 di Internazionale, a pagina 106. Compra questo numero | Abbonati