◆ Il Bangladesh è particolarmente vulnerabile alla crisi climatica. Due terzi del paese si trovano infatti a meno di cinque metri d’altitudine. L’aumento del livello del mare potrebbe costringere fino a tre milioni di persone a trasferirsi, senza contare la maggiore frequenza e intensità delle tempeste tropicali, delle alluvioni e delle ondate di caldo. Eppure il paese ha un basso livello di emissioni di gas serra pro capite. Alla conferenza sul clima di Glasgow del 2021 il governo bangladese ha chiesto aiuti economici ai paesi responsabili di gran parte delle emissioni, ma è rimasto a mani vuote.

I fondi servirebbero per le misure di adattamento al cambiamento climatico, scrive The Conversation. Bisognerebbe rafforzare le difese fluviali contro le alluvioni, proteggere il suolo, sviluppare nuove colture e realizzare orti galleggianti, un’antica tecnica che permette di coltivare le piante su zattere di materiale vegetale in aree che a volte rimangono allagate per mesi. Quando le acque si ritirano, le zattere sono smaltite come concime per i campi. La diffusione degli orti galleggianti e la costruzione delle infrastrutture necessarie costano però miliardi di dollari. Il fondo verde per il clima delle Nazioni Unite, istituito nel 2010, non può contare su molti soldi, mentre gli aiuti diretti dei paesi ricchi, anch’essi insufficienti, servono per lo più a ridurre le emissioni di gas serra, per esempio finanziando la costruzione di pannelli solari e impianti idroelettrici.

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Questo articolo è uscito sul numero 1443 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati