Jazmina Barrera (Rodrigo Jardón, dr)

Il libro più recente della scrittrice messicana esplora l’esperienza realistica e irreale della gravidanza. Un racconto molto personale che indaga le sfaccettature comuni e universali della maternità attraverso un viaggio folgorante nelle arti pittoriche e nella letteratura. Jazmina Barrera riconosce il lato oscuro della gravidanza. Invece di quel mondo zuccherato di colori pastello, sorrisi contagiosi e beatitudine da allattamento, descrive una maternità complessa, piena di chiaroscuri. Racconta, in breve, la vera maternità, una delle trasformazioni più brutali che possano accadere all’organismo. Barrera si trova faccia a faccia con questa oscurità e ne parla apertamente, con la stessa dedizione e fascino con cui riconosce ciò che è luminoso. Questa controparte oscura è analizzata, con grazia e intelligenza, a partire da alcuni classici dell’orrore: la gravidanza è paragonata all’approccio di L’Horla di Maupassant, si sostiene che “Frankenstein è una storia sulla creazione della vita, su un uomo che piuttosto che giocare a fare dio gioca a fare la donna” e che, alla fine, “la gravidanza è una storia di doppelgänger”. In un momento di agghiacciante franchezza, l’autrice scrive: “Il latte materno è sangue passato attraverso un filtro. Sangue che circolava nelle vene e poi diventava latte. Lo racconto e quasi nessuno lo sa. Ma devono saperlo tutti”. La scrittura di questo libro sembra rispondere a questa urgenza, alla necessità di far conoscere anche il lato grottesco della gravidanza. Eppure la narrazione è sempre attraversata da un amore che è più pieno perché esiste dentro e nonostante l’oscurità. Linea nigra è diviso in quattro parti e segue l’esperienza dell’autrice dai primi tre mesi alla fine dell’allattamento. Nella prima parte, Barrera mette insieme due eventi epocali apparentemente non collegati alla gravidanza: l’eclissi e il terremoto del 2017. Nel riflettere su entrambi, tuttavia, li collega abilmente al tema centrale del libro, trasformandoli in metafore della gestazione. Anche se è collocato nell’epicentro tellurico della gravidanza, Linea nigra è anche un’esplorazione di due manifestazioni della creazione artistica: la scrittura e la pittura. Barrera sembra suggerire che la creazione femminile può assumere molte forme, oltre alla maternità.
Elisa Díaz Castelo,
Nexos

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Questo articolo è uscito sul numero 1457 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati