Una luce che non si spegne è un esperimento narrativo brillante. L’idea è venuta a Spufford mentre camminava lungo la New cross road di Londra dove nel novembre 1944 cadde un razzo tedesco V2. Una targa ricorda l’uccisione di 168 persone, tra cui diversi bambini. Spufford ha deciso di scrivere il suo romanzo su cinque di quei bambini, appartenenti alla classe operaia, facendoli sopravvivere, ma senza usare i loro veri nomi e ambientando le loro storie in un quartiere londinese inventato. Il romanzo si apre con una descrizione precisa, dettagliata e audace dell’esplosione. L’autore segue i suoi cinque personaggi lungo un giorno del 1949, del 1964, del 1979, del 1994 e del 2009. Questa elegante struttura permette al tempo di scorrere in fretta e di condurci in modo avvincente attraverso la storia. L’intelligente Alec diventa tipografo al Times e rimane coinvolto nelle battaglie sindacali del 1979. Jo e Val sono sorelle sfortunate in amore: Jo è la fidanzata di una rockstar di Los Angeles; Val s’innamora di un delinquente fascista e confuso. Vernon è un agente immobiliare, che fa soldi con le case in via di ristrutturazione. Ben è un controllore di autobus schizofrenico che ha un terrificante esaurimento nervoso. Spufford è così convincente che si continua a sospettare irragionevolmente che abbia vissuto tutto ciò che descrive. Una luce che non si spegne è anche una meditazione sulla morte, con un tono divertente che non cancella la sua malinconia.
Kate Kellaway,The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1486 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati