Uelzen, Germania (Philipp Schulze, Dpa/Getty)

Finora la Germania ha speso 260 miliardi di euro per ridurre le difficoltà procurate alle famiglie e alle aziende tedesche dalla crisi energetica. Ma il conto da pagare per raggiungere gli obiettivi della transizione energetica, cioè per eliminare l’uso dei combustibili fossili, sarà molto più salato. Berlino spenderà mille miliardi di dollari entro il 2030. Questa cifra include investimenti per potenziare la rete elettrica, chiudere le centrali nucleari e quelle a carbone, soddisfare l’aumento della domanda di elettricità proveniente dalle auto con motore elettrico e dalle pompe di calore, e in generale per raggiungere gli obiettivi climatici fissati dall’Unione europea. “La transizione”, scrive Bloomberg Businessweek, “richiederà ogni giorno l’installazione di 1.600 pompe di calore e di pannelli solari su una superficie grande come 43 campi da calcio. Sarà necessario inoltre costruire 27 nuovi parchi eolici su terraferma e quattro offshore ogni settimana”. Il ministro dell’economia Robert Habeck l’ha definito “un progetto audace”, probabilmente il più impegnativo dalla ricostruzione della Germania nel secondo dopoguerra. Entro il 2030 Berlino dovrà installare 250 gigawatt di nuova potenza per soddisfare una domanda di elettricità che per quell’anno dovrebbe essere cresciuta di un terzo, secondo le stime del centro studi Agora Energiewende. Il paese, conclude il settimanale, punterà sulle fonti rinnovabili e su centrali elettriche alimentate a gas naturale, che con il tempo sarà sostituito dall’idrogeno. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1501 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati