A quasi un anno dalla distruzione del gasdotto Nord Stream, secondo un’inchiesta dello Spiegel e della tv pubblica tedesca Zdf gli indizi raccolti confermano quello che già da qualche mese molti sospettavano: a far saltare il gasdotto sottomarino che collegava la Russia alla Germania sarebbe stato un commando ucraino, per togliere a Mosca un’importante fonte di finanziamento e uno strumento di pressione sui paesi europei dipendenti dalle sue esportazioni. Gli inquirenti hanno individuato l’imbarcazione usata dal gruppo, su cui sono state trovate tracce dell’esplosivo impiegato nell’attentato, e hanno accertato che i componenti del commando si trovavano in Ucraina poco prima dell’azione. L’ipotesi di un coinvolgimento russo, sostenuta da gran parte della stampa occidentale subito dopo l’attacco, appare invece sempre meno plausibile. Questo spiega perché il governo tedesco sta cercando di mantenere il riserbo sulle indagini: se fosse confermato che il governo ucraino ha ordinato la distruzione di un’infrastruttura di vitale importanza per la Germania, Berlino non potrebbe fare finta di niente; ma allo stesso tempo interrompere il sostegno militare a Kiev mentre la guerra è ancora in corso sarebbe politicamente impensabile. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1527 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati