Il 13 settembre il leader nordcoreano Kim Jong-un e il presidente russo Vladimir Putin si sono incontrati nel cosmodromo di Vostočnyj, il principale impianto russo per il lancio di razzi, nell’estremo oriente del paese. Negli ultimi tempi si era diffuso il timore di un accordo sugli armamenti tra i due paesi, entrambi isolati e colpiti dalle sanzioni internazionali. Putin non ha nascosto che Mosca e Pyongyang intendono intensificare la cooperazione militare, che tra le altre cose prevede la consegna di tecnologia satellitare alla Corea del Nord. Il presidente russo ha sottolineato che la sede dell’incontro è stata scelta per aiutare le autorità nordcoreane a costruire i satelliti.

In un video pubblicato dai mezzi d’informazione russi si vede Kim mentre stringe la mano a Putin e lo ringrazia per averlo invitato nonostante i suoi “molti impegni”. Secondo i resoconti nordcoreani Kim ha detto a Putin che i legami con la Russia sono una priorità per il suo paese che approva le decisioni prese dal Cremlino. Ha inoltre dichiarato che la Corea del Nord resterà “attiva” nella battaglia contro “l’imperialismo”.

Senza precedenti

L’incontro è cominciato con una visita alle strutture per l’assemblaggio dei vettori spaziali Angara e Sojuz 2. Il trasferimento di tecnologia satellitare è indispensabile per realizzare gli obiettivi fissati dal regime di Kim nel piano quinquennale di sviluppo della difesa. Nel 2021 Kim aveva promesso di mandare in orbita un satellite spia entro cinque anni, ma a maggio e ad agosto di quest’anno due lanci sono falliti.

La scelta di Mosca e Pyongyang di organizzare l’evento nel cosmodromo di Vostočnyj, una struttura decisiva per il programma spaziale russo fin dalla sua inaugurazione, nel 2016, aumenta il peso dell’incontro. Secondo Kim Dong-yub, docente all’università femminile Ewha di Seoul, il cosmodromo non è stato scelto solo per dichiarare l’intenzione di avviare una collaborazione tra i programmi spaziali dei due paesi. “Il concetto stesso dello spazio porta con sé un simbolismo molto orientato al futuro e al progresso, come i passi avanti fatti nella scienza e nella tecnologia”, spiega. “Vostočnyj riflette l’obiettivo dei due leader di rafforzare in modo significativo un rapporto proiettato verso il futuro”.

Il vertice tra Kim e Putin, organizzato nonostante gli avvertimenti espliciti degli Stati Uniti, fa capire che i due paesi sono pronti a sfidare l’ordine internazionale. “Hanno voluto dimostrare di essere determinati, nonostante le proteste e le minacce di Washington e della comunità internazionale”, spiega Nam Sung-wook, professore della Korea university. “La Corea del Nord e la Russia stanno comunicando l’intenzione di ignorare le sanzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu e andare avanti per la loro strada”, sottolinea Nam.

Gli Stati Uniti hanno avvertito la Russia e la Corea del Nord di non usare l’incontro per facilitare il commercio di armi tra i due paesi. Washington aveva già raccolto prove su una consegna di armamenti (tra cui munizioni di artiglieria) dalla Corea del Nord alla Russia per sostenerne l’invasione dell’Ucraina. Mosca è stata inoltre accusata di aver fornito tecnologie militari avanzate a Pyongyang, compresi satelliti e sottomarini nucleari.

Un’ora prima dell’incontro i nordcoreani hanno lanciato alcuni missili a corto raggio. Che l’abbiano fatto mentre il leader era all’estero è un fatto senza precedenti.

“È un messaggio. Vuol dire che il paese è disposto a cooperare pienamente con Mosca e resta indifferente ai tentativi statunitensi di contenerlo o interferire con le sue azioni”, spiega Nam. Secondo gli analisti il significato del vertice tra Kim e Putin va oltre gli accordi per lo scambio di armamenti.

“La Russia non ha mai avuto una supremazia sulla Corea del Nord. Un tempo ce l’aveva l’Unione Sovietica, ma storicamente la Russia ha sempre avuto un ruolo di secondo piano nella penisola coreana”, sottolinea Fyodor Tertitskiy, storico della Corea del Nord dell’università di Kookmin. “L’accordo rappresenta un allontanamento dal passato per la Russia, a differenza dell’Unione Sovietica non ha mai avuto scambi consistenti con Pyongyang”.

La fine dell’isolamento

Jeh Sung-hoon, docente all’università di studi esteri Hankuk, insiste sul fatto che l’incontro segna l’inizio di una trasformazione nei rapporti tra i due paesi all’interno di un cambiamento più ampio, in cui Corea del Sud, Stati Uniti e Giappone stanno rafforzando la cooperazione nella regione indopacifica.

“In futuro i rapporti bilaterali saranno modificati a seconda della direzione che prenderà l’alleanza tra Seoul, Washington e Tokyo”, spiega Jeh. “Il vertice potrebbe anche essere visto come il primo passo della Corea del Nord verso una partecipazione attiva e un’alleanza con Cina e Russia, che farebbe da contrappeso all’intesa tra Corea del Sud, Stati Uniti e Giappone”. Jeh sottolinea inoltre il significato profondo della scelta di Kim, che ha voluto mettere fine ad anni di isolamento con una visita in Russia.

Per l’incontro con Putin, infatti, il leader nordcoreano ha varcato per la prima volta i confini nazionali dall’inizio della pandemia di covid-19 a gennaio del 2020. I suoi impegni internazionali sono stati sostanzialmente interrotti per tre anni. L’ultimo viaggio all’estero era stato proprio in Russia, ad aprile del 2019, per incontrare Putin. “Significa che la Corea del Nord ora attribuisce un’importanza considerevole alle relazioni con Mosca”, conclude Jeh. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1529 di Internazionale, a pagina 33. Compra questo numero | Abbonati