“Mese dopo mese Kiev sta spuntando la lista delle armi richieste all’occidente”, scrive l’Economist. “All’inizio della guerra erano arrivati i missili Javelin e Stinger, usati per colpire aerei e carrarmati. Poi l’artiglieria. Nell’estate 2022 era stato il turno dei lanciarazzi Himars. E lo scorso gennaio dei carri armati. Ad agosto, infine, la Casa Bianca ha deciso che gli alleati europei potevano inviare a Kiev i jet F-16. Solo un’arma fondamentale mancava all’elenco: i missili Atacms (Army tactical missile system). Il 21 settembre anche questa voce è stata spuntata. Durante un incontro a Washington il presidente statunitense Joe Biden ha detto al suo collega ucraino Volodymyr Zelenskyj che un ‘piccolo numero’ di Atacms era in arrivo”.

Il Kyiv Independent fa notare che la consegna dei missili non fa parte del pacchetto di aiuti militari da 325 milioni di dollari annunciato da Washington il 21 settembre, e sottolinea che la decisione statunitense è arrivata alla fine della visita di Zelenskyj negli Stati Uniti, in cui il presidente ucraino ha incontrato, oltre a Biden, anche il segretario alla difesa Lloyd Austin. Come spiega il giornale ucraino, “i missili Atacms hanno una gittata di trecento chilometri e serviranno a colpire le postazioni russe nei territori ucraini occupati. In teoria, con gli Atacms Kiev potrebbe attaccare anche obiettivi in territorio russo, ma si è impegnata a usarli esclusivamente all’interno dei suoi confini”. Il 25 settembre in Ucraina sono arrivati anche i primi carrarmati statunitensi Abrams, in anticipo di alcuni mesi sulla data di consegna inizialmente fissata. Oltre al sostegno militare statunitense, con la sua missione in Nordamerica Zelenskyj si è assicurato anche 480 milioni di dollari di aiuti dal Canada.

Nel frattempo la controffensiva ucraina ha registrato progressi significativi, soprattutto nel sud del paese. Come ha spiegato alla Cnn il generale ucraino Oleksandr Tarnavskyj, anche se le operazioni stanno andando più lentamente del previsto, le forze di Kiev hanno sfondato le linee di difesa russe a Verbove, a sud di Zaporižžja. Secondo Tarnavskyj, il prossimo obiettivo è la liberazione della vicina città di Tokmak.

Un’altra importante azione militare ucraina è stata l’attacco del 22 settembre al quartier generale della flotta russa del mar Nero, a Sebastopoli, in Crimea. Le autorità ucraine, riferisce il Kyiv Independent, parlano di 34 ufficiali russi uccisi, tra cui il comandante della flotta, l’ammiraglio Viktor Sokolov. La Reuters spiega invece che secondo il ministero della difesa di Mosca nel bombardamento è morto solo un militare russo, mentre la contraerea ha abbattuto cinque missili ucraini. I russi sostengono anche che Sokolov sia ancora vivo. Il 26 settembre, inoltre, le forze di Kiev hanno colpito una postazione russa nella regione di Cherson. Per tutta risposta tra il 24 e il 26 settembre i russi hanno bombardato le città di Odessa e Izmail, danneggiando le infrastrutture portuali, e obiettivi civili in nove regioni del paese. I morti sono stati complessivamente undici.

Anche dal punto di vista politico e diplomatico gli ultimi giorni sono stati densi di novità. Il 20 settembre il presidente polacco Mateusz Morawiecki ha affermato che la Polonia – dove si voterà per le elezioni legislative il 15 ottobre – ha interrotto l’invio di armi all’Ucraina e sta pensando ai propri rifornimenti di armamenti di ultima generazione. L’annuncio è arrivato mentre tra i due stati la tensione era già alta, a causa delle decisione di Varsavia di non consentire le importazioni di prodotti agricoli ucraini per proteggere il mercato nazionale. “In questa campagna elettorale Diritto e giustizia (il partito nazionalista al potere dal 2015) sta giocando con questioni di importanza strategica”, scrive il settimanale polacco Polityka. “E rischia di alimentare un atteggiamento molto pericoloso, il risentimento antiucraino. Inoltre espone la Polonia alle critiche dell’opinione pubblica internazionale. E questo solo per guadagnare la fiducia dei propri sostenitori”. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1531 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati