Girolamo Frescobaldi nasce a Ferrara, poi si trasferisce a Mantova, a Firenze e infine a Roma. Nell’Italia del seicento, i musicisti viaggiavano molto e aprivano un dialogo con i loro colleghi della zona. È così che gli autori dell’Italia meridionale entrarono in contatto con il loro collega del nord. È per questo che Francesco Corti ha deciso d’intitolare Frescobaldi e il sud la sua ultima raccolta. Il clavicembalista apre il programma con il compositore ferrarese e la sua Toccata 1 (1615), dove il contrappunto ereditato dal passato incontra la retorica del suo tempo e la tastiera fonde il teatro madrigalesco degli affetti con il virtuosismo strumentale: un’apparente libertà che si poggia su una vera e propria dissezione della partitura, l’architettura trionfa e la potenza del gesto esalta la polifonia. Corti si dimostra un virtuoso pieno di temperamento ma anche un poeta, grazie a un tocco solare. Le pagine dei compositori meno noti ci regalano splendide scoperte: basta sentire le enarmonie della Canzon francese di Giovanni Salvatore o la fantasia senza fine della Toccata di Francesco Lambardo. È un disco di grandissima eloquenza e freschezza.
Jérémie Bigoire, Diapason

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Questo articolo è uscito sul numero 1532 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati