Cormac McCarthy (Album/Alamy)

Il titolo Stella Maris non si riferisce a una giovane donna a cavallo, come potremmo immaginare conoscendo la Trilogia della frontiera di Cormac McCarthy, ma a un ospedale psichiatrico di Black River Falls, nel Wisconsin. È qui che la ventenne Alicia Western, dottoranda in matematica all’università di Chicago, si è fatta ricoverare perché ha delle allucinazioni. Al centro delle sue visioni c’è un nano malandato con le pinne e un senso dell’umorismo distorto, noto come Thalidomide Kid. Alicia ha anche una borsa di plastica con 40mila dollari, che cerca di dare alla receptionist. I romanzi non sono fatti, in genere, per essere riempiti interamente di chiacchiere. Ma Stella Maris è proprio questo: trascrizioni di sedute di terapia con uno strizzacervelli dell’ospedale. Funziona? Sì. Funziona meglio se abbiamo già letto Il passeggero? Assolutamente sì. Tra le prime cose che apprendiamo durante le sedute di Alicia c’è il fatto che sta elaborando il lutto per la morte apparente di suo fratello Bobby, che è rimasto in coma a lungo dopo un incidente automobilistico in Italia. Alicia e Bobby condividono un’eredità maledetta: il padre era un fisico del progetto Manhattan. Insieme formano una combinazione ad alta tensione. Condividono la genialità matematica e sono così legati che l’incesto è un sottotema che ribolle in entrambi i romanzi. Se Stella Maris è il romanzo di Alicia, Il passeggero è quello di Bobby, che è un thriller cosmico mentre l’altro è un romanzo piccolo e spesso elegiaco. È meglio leggerlo quando si è ancora in fibrillazione per Il passeggero. I suoi temi sono cupi, eppure ti riporta a casa. Alicia gioca con la sua strizzacervelli. È come se respirasse sul finestrino di un’auto e disegnasse fiori e teschi sulla condensa. Ha anche tendenze suicide. Non è più a distanza di sicurezza dal suo nichilismo epistemologico. Uno dei passaggi più belli di questo libro è la sua lunga analisi di quanto sarebbe miserabile cercare di uccidersi annegando. I momenti più commoventi di Stella Maris intrecciano i sentimenti per il fratello, che la attraversano come una lancia, con il suo senso di inutilità intellettuale. Leggere Stella Maris dopo Il passeggero è come aggrapparsi a un sogno inquietante, sintonizzato sulla staticità dell’universo.
Dwight Garner, The New York Times

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1533 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati