Tra i frutti più avvelenati della lunga stagione politica che si è snodata a cavallo del secolo c’è senza dubbio l’abusivismo edilizio. È vero che, come si spiega in questo libro, il primo condono fu deciso nel 1985 quando al governo c’era Bettino Craxi, ma fu grazie ai condoni del 1994 e del 2003 che si diffuse l’idea che ogni nove anni le irregolarità si potessero sanare. Secondo il geografo Francesco Chiodelli, nonostante la fine dei condoni, quest’idea è ancora diffusa a causa della lentezza e dell’opacità delle procedure che favoriscono un generale senso d’illegalità. La stessa atmosfera si respira anche in altri aspetti dell’amministrazione delle città: le (ormai assenti) politiche abitative che provocano “l’ordinarietà carsica delle occupazioni”, molto più rilevante dei pochi casi (di solito quelli legati a immigrati) di cui parlano i giornali; l’opposizione (incostituzionale) alla costruzione di moschee che costringe i musulmani a pregare in luoghi nascosti e degradati. Secondo Chiodelli in tutti questi casi si osserva una volontà politica che, creando uno spazio d’incertezza, una zona grigia, favorisce la corruzione e gli interessi criminali. È questo “mondo di mezzo” (come fu definito nell’inchiesta Mafia capitale) che permette alla politica d’incontrare le organizzazioni mafiose e che scandisce, più di quanto non appaia, la vita di chi abita le città italiane. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1533 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati