“Dieci anni fa i sudafricani hanno pianto la morte di Nelson Mandela”, ricorda il settimanale . “La sua eredità è stata enorme, ma ancora più grande è il vuoto politico che ha lasciato”. Il suo partito, l’African national congress, guida il Sudafrica da trent’anni, ma con un bilancio impietoso: nel paese dilagano malgoverno e corruzione, le disuguaglianze sono tra le più alte al mondo e il tasso di disoccupazione è arrivato al 33 per cento. L’azienda energetica pubblica Eskom continua a programmare blackout perché non è in grado di soddisfare il fabbisogno elettrico nazionale. Secondo il politologo Richard Calland, il futuro dell’Anc è sconfortante anche perché “manca una squadra di giovani leader pronti a prendere il testimone della generazione del presidente Cyril Ramaphosa”. I sudafricani sono attesi alle urne all’inizio del 2024 e, secondo gli analisti, per la prima volta l’Anc potrebbe non ottenere i voti necessari per avere la maggioranza in parlamento, ritrovandosi a dover governare in coalizione con altre forze, cosa che segnerebbe l’inizio di un nuovo capitolo per la democrazia sudafricana. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1541 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati