◆ Il 2023 è stato l’anno più caldo da quando sono cominciati i rilevamenti delle temperature. Secondo Science questo record è stato in parte dovuto al Niño, un fenomeno climatico che si presenta periodicamente alternandosi con il fenomeno opposto, chiamato La Niña. Oltre ad aver contribuito a rendere il 2023 così caldo, El Niño ha provocato eventi meteorologici estremi. Per esempio, ha contribuito ad accelerare l’uragano Otis, che a ottobre ha colpito la costa occidentale del Messico. “I ricercatori possono ora prevedere i due fenomeni con mesi di anticipo”, scrive Science, “permettendo di limitare i danni”. Tuttavia non è chiaro come evolverà El Niño nei prossimi anni con il cambiamento climatico: “Il riscaldamento del pianeta causerà eventi più frequenti, più gravi oppure li ridurrà? I modelli climatici sono in disaccordo e i dati storici sono troppo limitati per delineare una tendenza”.

Per capire l’andamento futuro del Niño, un gruppo di ricercatori sta studiando i resti di coralli antichi nell’arcipelago di Vanuatu, nel Pacifico. I coralli si sono formati circa ventimila anni fa al culmine dell’era glaciale. In seguito, circa settemila anni fa, il livello del mare si è alzato e i coralli sono stati coperti da sedimenti e nuovi coralli. Movimenti tettonici hanno poi sollevato questi strati, portandoli sopra il livello del mare. Studiando le carote di roccia è quindi possibile ottenere indizi sul comportamento del Niño. Questi dati potrebbero aiutare a decifrare il futuro dei fenomeni climatici.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1549 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati