Un lenzuolo nero appeso al balcone di una casa dipinta di azzurro in riva al mare. In lontananza una nave con marinai del posto che torna dalle Americhe o forse dalle Filippine. Uno di loro si affaccia a prua e riconosce la casa azzurra dov’è appeso il lenzuolo. Il colore nero indica che qualcuno in famiglia è morto mentre lui era per mare.

Da secoli La Vila Joiosa (La Vila, per gli abitanti del posto) mantiene un dialogo con il mare attraverso oggetti, case e miti che oggi arricchiscono la sua storia. È a trentadue chilometri da Alicante, tra antiche mura, spiagge da favola e colori. Molti colori alla Vila sono legati al mare. Nel cinquecento la cittadina era considerata un punto strategico per la difesa della costa di Alicante contro gli attacchi dei corsari barbareschi. Fu fortificata e furono costruite torri di avvistamento. Dopo la fine degli attacchi gli affari del paese crebbero oltre le mura fino a fondersi con il Mediterraneo.

Le case dei primi marinai si trovavano sulla spiaggia, ma erano così simili tra loro che i pescatori decisero di dipingerle di colori diversi in modo che quando tornavano dal mare potevano riconoscerle da lontano. Così era possibile identificare anche i messaggi mandati dai familiari con lenzuola o tessuti neri o bianchi, nel caso fosse nato un nuovo componente della famiglia.

A distanza di anni riflette fedelmente il suo passato: basta passeggiare per il centro storico e perdersi per il callejón del Pal, dove si sovrappongono i profumi di paella, pebrereta (il piatto tipico della zona) e panni stesi. Ci sono le case che si affacciano sul fiume Amadorio e ci si può lasciar conquistare dai colori, osservando i tetti dietro cui spuntano palme e condizionatori erosi dalla salsedine. Oppure si può passeggiare fino al porto.

Il pescato del giorno

La piccola comunità ha puntato sul mercato del pesce per promuovere un turismo legato al mare. Il tour “Dal mare alla tavola” permette di sperimentare le antiche usanze come l’arte della pesca d’altura e costiera. Dopo una breve spiegazione i turisti salgono sulle barche dove c’è il pescato e assistono all’asta al mercato. Il tour si chiude al ristorante del Club de tenis per una serata gastronomica.

“La nostra proposta nasce da una tipica domanda che le mogli facevano ai mariti quando tornavano a casa: ‘Cosa ci ha portato il mare?’”, racconta Beatriz Almar­cha, responsabile del progetto. “Usiamo il pescato del giorno, comprato poco prima al mercato, per preparare il piatto tutti insieme in una grande cucina e in un’atmosfera rilassata”. La cena di solito è un suquet de peix, una tipica zuppa di mare: una persona sbuccia la cipolla, un’altra pulisce il pesce e nel frattem­po tutti stuzzichiamo qualcosa. Alla fine mangiamo quello che abbiamo pre­parato.

È un progetto nato dalla collaborazione tra il comune della Vila Joiosa e la Confraternita dei pescatori per potenziare il turismo, diversificare le attività dei paesi del litorale e mantenere vivo il legame con il passato del territorio.

Esistono altri modi, oltre la pesca, per conoscere il passato della Vila. L’attività legata al mare non si esauriva con il pesce, ma era anche legata al commercio del cioccolato proveniente dalle rotte che la univano a Marsiglia, alla Guinea o all’America del sud e del nord, da dove arrivavano cotone, tabacco o esotiche fave di cacao che entravano di nascosto dal porto di Alicante.

La Vila Joiosa è stata una delle prime località della comunità valenziana a esportare dolci, fin dal settecento, anche se la prima fabbrica di cacao fu fondata nel 1840. Nel 1937 c’erano già ventinove cioccolaterie che distribuivano prelibatezze in tutta la Spagna. Oggi si possono visitare tre fabbriche. Chocolate Pérez è la più piccola, ma anche la più autentica, perché è l’unica con una produzione artigianale. Il nipote del fondatore si occupa delle visite guidate. Poi c’è il museo del cioccolato, dove il visitatore impara curiosità sul cacao e la storia del suo processo di lavorazione. E infine Chocolates Clavileño, una fabbrica aperta da più di centotrent’anni dove ci sono molti strumenti tradizionali, tra cui un mulino di granito.

Prima di visitare questi tre paradisi, si può cominciare dal chilometro zero di un tour gourmet che parte dal mercato centrale e dai suoi banchi di cocas (una sorta di focacce) e alimenti sotto sale. Il miglior modo per avvicinarsi al tipico esmorzaret, versione valenziana del brunch, è andare a Cantina Gallina, dove oltre a degustare squisiti panini è possibile portare la spesa fatta al mercato per farsela preparare alla piastra. Invece alla Taverna 314 Jaime Pinet prepara un ottimo risotto di pesce.

Le torri di avvistamento

Alla Vila Joiosa ci sono tante cose da scoprire, come la chiesa di Nuestra Señora de la Asunción, uno dei pochi esempi di chiesa-fortezza della zona di Alicante, costruita nel cinquecento seguendo lo stile gotico catalano. Inoltre nei dintorni si possono visitare le antiche torri di avvistamento, le rovine romane e le spiagge bellissime.

Le torri del Xarco e del Aguiló sono la scusa perfetta per un percorso di trekking che può concludersi con un bagno in mare. La Malladeta è un altro itinerario molto interessante, che porta alla zona archeologica di un santuario iberico con il miglior panorama della costa.

Nei dintorni ci sono insenature in cui si trova posto solo la mattina presto, come il Racó del Conill, circondato da pini, acqua turchese e scogli usati come trampolini. Oppure la caletta di Esparrelló, con le sue falesie, o la spiaggia Bol nou, dedicata alle immersioni.

Chi invece non vuole allontanarsi dal paese può fare una passeggiata per il centro storico, senza doversi preoccupare del colore nero delle lenzuola. ◆ fr

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Questo articolo è uscito sul numero 1466 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati