I temporali hanno ostacolato la ricerca di otto escursionisti dispersi da quando il 3 luglio un’enorme porzione di un ghiacciaio alpino si è staccata, provocando una valanga di ghiaccio, neve e rocce.

Il 4 luglio il presidente del consiglio italiano Mario Draghi ha promesso che il suo governo lavorerà per evitare il ripetersi di una tragedia simile. Sul ghiacciaio della Marmolada, il più grande delle Dolomiti, a cavallo tra Veneto e Trentino, almeno sette persone sono morte e otto sono rimaste ferite. Cinque i dispersi (dati aggiornati al 6 luglio).

“Oggi l’Italia piange queste vittime”, ha detto Draghi arrivato sul luogo del disastro, nei pressi del comune di Canazei. “Questo è un dramma che certamente ha delle imprevedibilità, ma certamente dipende anche dal deterioramento dell’ambiente e della situazione climatica. Adesso bisogna prendere provvedimenti affinché quanto accaduto sulla Marmolada non succeda mai più in Italia”.

Per ora sono stati identificati quattro corpi, portati in un obitorio temporaneo presso la pista di pattinaggio di Canazei. Tre sono italiani, tra cui un’esperta guida alpina che era alla testa di un gruppo di escursionisti, e un uomo di 27 anni che ha inviato un selfie al fratello quindici minuti prima che la valanga lo travolgesse su quel noto percorso escursionistico.

Cambiamento climatico

Tra i dispersi ci sarebbero solo escursionisti italiani. Due dei feriti sono tedeschi. Nel parcheggio della zona ci sono ancora sedici auto e le autorità hanno cercato di rintracciarne i proprietari attraverso le targhe. Non si sa quante possano appartenere alle vittime già identificate o ai feriti, che sono stati tutti trasportati in elicottero negli ospedali della zona.

Il giorno successivo al crollo le operazioni di soccorso sono state ostacolate da un temporale, che ha impedito l’uso dei droni. Il maltempo ha costretto l’elicottero di Draghi a tornare indietro. Il presidente del consiglio ha poi ripreso il viaggio in auto da Verona.

“È una carneficina inimmaginabile”, ha dichiarato una fonte a Rai News. “Alcuni corpi saranno identificati solo attraverso il test del dna”. La procura della repubblica di Trento ha aperto un’indagine contro ignoti per disastro colposo.

Il motivo della rottura di un seracco – un blocco di ghiaccio che si separa da un ghiacciaio – e la conseguente valanga, che viaggiava a una velocità stimata dagli esperti in quasi trecento chilometri all’ora, non è ancora chiaro. Ma l’ondata di caldo che colpisce l’Italia da maggio, con temperature insolitamente alte , è uno dei probabili fattori. “Le temperature sono da giorni ben al di sopra dei livelli normali e lo scorso inverno non è caduta la quantità di neve necessaria per proteggere il ghiacciaio”, ha dichiarato all’agenzia di stampa Ansa Renato Colucci, dell’istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp). “Questo probabilmente ha provocato uno scioglimento alla base di quella zona del ghiacciaio”.

Jacopo Gabrieli, un esperto di scienze polari del Cnr, ha osservato che la lunga ondata di caldo di maggio e giugno è stata la più alta registrata nell’Italia del nord in quel periodo negli ultimi vent’anni. “È assolutamente un’anomalia”, ha dichiarato Gabrieli alla Rai. Come per altri esperti, anche secondo lui era impossibile prevedere quando o se il seracco si sarebbe staccato. I soccorritori alpini hanno notato che alla fine della scorsa settimana la temperatura sulla vetta, a 3.300 metri, aveva superato i dieci gradi, un livello molto più alto del solito. Chi lavora nei rifugi lungo il fianco della montagna ha affermato che ultimamente a duemila metri le temperature hanno raggiunto i 24 gradi, un caldo mai visto finora.

Papa Francesco ha twittato un invito a pregare per le vittime e le loro famiglie. “Le tragedie che stiamo vivendo con il cambiamento climatico ci devono spingere a cercare urgentemente nuove vie rispettose delle persone e della natura”, ha detto.

Negli ultimi 72 anni il ghiacciaio della Marmolada, conosciuta come la regina delle Dolomiti, ha perso più dell’80 per cento del suo volume, e la velocità di fusione è aumentata nell’ultimo decennio. Secondo gli scienziati italiani il ghiacciaio potrebbe scomparire entro quindici anni, a causa del riscaldamento globale. La Marmolada è monitorata ogni anno dal 1902 ed è considerata un termometro naturale dei cambiamenti climatici.

Sorvegliati speciali

“È la prima volta che si verifica un evento del genere”, ha detto Aldino Bondesan, professore di geofisica dell’Università di Padova e componente del Comitato glaciologico italiano. “Sono stati fatti studi sulla Marmolada per vedere le variazioni di spessore del ghiacciaio, della neve e del suo fronte, ma non credo ci sia stato uno studio specifico dedicato al pericolo che si rompesse, perché crolli di questo tipo non sono mai stati registrati”. Anche le scarse nevicate, unite a temperature invernali più elevate del normale, hanno contribuito all’accelerazione dello scioglimento del ghiacciaio. “A giugno i ghiacciai avevano l’aspetto che hanno normalmente alla fine di agosto”, ha aggiunto Bondesan.

Il comitato glaciologico italiano monitora duecento dei novecento ghiacciai italiani. A settembre del 2019 e ancora ad agosto del 2020 in una frazione di Courmayeur, in Valle d’Aosta, le abitazioni sono state evacuate a seguito della segnalazione che una vasta porzione del ghiacciaio del monte Bianco, il Planpincieux, era a rischio di crollo. Il Planpincieux è monitorato attentamente dal 2013 per rilevare la velocità con cui il ghiaccio si sta sciogliendo. Nell’agosto 2018 un forte temporale ha provocato una colata detritica, uccidendo una coppia di anziani la cui auto è stata spazzata via dalla strada, attualmente chiusa. In caso di crollo la massa di ghiaccio impiegherebbe meno di due minuti a raggiungere la strada comunale sottostante. ◆ bt

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Questo articolo è uscito sul numero 1468 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati