Fino a qualche decennio fa nelle scuole del Regno Unito si punivano i bambini sordi che usavano la lingua dei segni in classe. Raccontando molti anni dopo la sua esperienza a scuola negli anni sessanta, una persona sorda ha detto a un mio collega: “Mi hanno punito spesso per aver usato la lingua dei segni. Una volta, durante l’assemblea, mi hanno beccato e mi hanno fatto alzare in piedi davanti a tutti. La preside ha detto che sembravo una scimmia e che mi avrebbe portato allo zoo, così tutti avrebbero riso del ragazzo scemo in gabbia”.

Per fortuna queste cose non succedono più. Le lingue dei segni non solo sono sopravvissute, ma sono sempre più popolari e studiate, e questa è un’ottima notizia. La lingua dei segni britannica è usata da circa 150mila persone, 90mila delle quali sorde. Per alcune di loro, come i figli di genitori sordi, è la prima lingua acquisita. Negli Stati Uniti i laureandi e i laureati che dal 2013 s’iscrivono ogni anno ai corsi di lingua dei segni americana sono più degli iscritti ai corsi di tedesco.

chiara dattola

Il ministero dell’istruzione britannico prevede d’introdurre per gli studenti di età compresa tra i quattordici e i sedici anni l’insegnamento della lingua dei segni, che andrebbe ad aggiungersi al francese, al tedesco, allo spagnolo e al cinese.

Anche altrove le lingue dei segni stanno ottenendo riconoscimenti ufficiali e un posto tra i corsi di studio. Il Sudafrica ha assunto sessanta istruttori per insegnare la lingua dei segni locale agli adulti nell’ambito di un programma statale di alfabetizzazione, mentre la Giamaica ha appena introdotto lo studio della sua lingua dei segni nelle scuole.

Trasformazione spaziale

La diffusione delle lingue dei segni è positiva per vari motivi, tra cui i benefici cognitivi che derivano dal loro apprendimento. Alcuni studi dimostrano che le persone udenti che le imparano riescono a svolgere meglio compiti in cui sono richieste capacità di trasformazione spaziale, utili per esempio quando si prende nota delle indicazioni stradali. Lo spazio è parte integrante della grammatica della lingua dei segni perché, per esprimere il loro significato, verbi, sostantivi e pronomi si servono del luogo in cui sono articolati. Grazie agli esperimenti condotti da Mary Lou Vercellotti della Ball state university nell’Indiana, negli Stati Uniti, si è inoltre scoperto che gli studenti adulti di lingua dei segni migliorano la capacità di leggere le espressioni facciali, essenziale per capire le emozioni.

Imparare la lingua dei segni può anche servire ad ampliare gli orizzonti. In uno studio condotto per un anno in un asilo, Amy Brereton della Trinity Washington university di Washington ha scoperto, grazie a osservazioni e interviste in classe, che i bambini udenti diventavano più consapevoli della diversità culturale.

Il bello dell’imparare le lingue, sia parlate sia dei segni, è che non bisogna conoscerle a fondo per avere benefici. In un recente progetto della British academy condotto allo University college di Londra, con il mio collega Li Wei abbiamo scoperto che imparare le lingue ha effetti positivi sulle funzioni psichiche usate in tanti altri ambiti, dalla consapevolezza sociale alla creatività fino alla padronanza della matematica.

Oggi le lingue dei segni sono arricchite dalle culture e tradizioni locali. Fino agli anni ottanta molte persone sorde vivevano isolate, senza telefono, radio e televisione. Oggi però associazioni, centri di aggregazione e gruppi che si battono per i loro diritti hanno prodotto nuovi gerghi o dialetti in molti paesi. Grazie a internet e a social media come Instagram e TikTok, la consapevolezza, il rispetto e l’interesse per queste lingue sono in costante aumento in tutto il mondo. ◆ sdf

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Questo articolo è uscito sul numero 1444 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati