“Sappiamo bene che l’Italia è un’eccezione, qui le scuole differenziate (riservate agli studenti con disabilità) sono quasi scomparse”, dicono Maria Chiara ed Elena Paolini, due sorelle di 30 e 26 anni, entrambe in sedia a rotelle, che hanno studiato nelle classi normali della scuola pubblica italiana. Sono figure di spicco del movimento per contrastare l’abilismo (la discriminazione delle persone con disabilità) e hanno un blog, Witty wheels, in cui analizzano le rappresentazioni della disabilità sui mezzi d’informazione. Inoltre si occupano di formazione nelle scuole e negli ambienti professionali.

Ma anche se l’Italia è spesso considerata all’avanguardia in materia di inclusione scolastica, Maria Chiara ed Elena Paolini mettono in evidenza un grave problema: “In teoria questo sistema scolastico non è discriminante, ma viviamo ancora in una cultura abilista secondo cui le persone disabili avrebbero qualcosa in meno rispetto alle altre”.

Nella scuola media gli studenti hanno 30 ore di lezione, ma l’insegnante di sostegno li può accompagnare per non più di 18 ore

In ogni caso in Italia le cose vanno meglio che in Francia. Fin dagli anni settanta l’Italia ha riconosciuto per legge il diritto di tutti i bambini con disabilità a essere scolarizzati nella scuola ordinaria, e una legge del 1984 ha esteso questo diritto fino al liceo. Di conseguenza gli istituti e le classi specializzati sono stati chiusi e sono stati previsti altri sistemi di aiuto, come una categoria di insegnanti che si dedica in particolare alle persone con disabilità, gli insegnanti di sostegno.

Docenti specializzati

Nel 2017 la Francia ha inviato in Italia degli ispettori del ministero dell’istruzione per studiare la situazione, i funzionari hanno concluso che “questo modello poteva essere fonte d’ispirazione, ma difficilmente poteva essere adottato in Francia”. Chi ha scritto il rapporto ha concluso che era impossibile replicare in Francia un sistema di insegnanti di sostegno identico a quello italiano.

Secondo l’Istituto nazionale di statistica (Istat), in Italia nel periodo 2019-2020 gli insegnanti di sostegno retribuiti dallo stato sono stati 176mila, uno per 1,7 studenti con disabilità. “Avere lo stesso numero di insegnanti specializzati in Francia costerebbe molto e difficilmente ci sarebbe un numero adeguato di docenti disposti a fare questo lavoro”, affermavano gli ispettori.

Secondo i dati del ministero dell’istruzione francese, all’inizio di quest’anno scolastico gli Aesh (accompagnatori di studenti disabili) erano 125mila per 400mila studenti con disabilità, cioè uno ogni 3,2 studenti, quasi la metà rispetto all’Italia. Inoltre molti di questi insegnanti lavorano part time.

Adattarsi a ogni situazione

In Italia, però, molti osservatori pensano che si debbano fare più sforzi. La media di un professore ogni 1,7 studenti con disabilità è migliore della soglia minima prevista dalla legge (fissata nel 2007 a due studenti ogni insegnante di sostegno), ma è ancora lontana dall’obiettivo di uno studente per insegnante rivendicato dalle famiglie e da chi si occupa di inclusione. Ci sono anche degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione (57mila nel periodo 2019-2020) messi a disposizione dai comuni. Ma le disparità regionali sono molto forti. La media nazionale è di un assistente ogni 4,6 studenti, ma in Lombardia c’è un assistente ogni 3,1 studenti, mentre in Campania la media è uno ogni 14. Il loro ruolo è fondamentale poiché dagli anni novanta sono responsabili della classe insieme al docente titolare.

“Il lavoro deve coinvolgere l’intera classe per favorire l’empatia e per fare in modo che gli altri studenti diventino una sorta di estensione degli insegnanti per i compagni con disabilità”, spiega un’insegnante di sostegno che lavora nell’Italia del nord. “L’idea è promuovere la diversità come valore aggiunto all’interno della classe”.

“Il fatto che il ragazzo con disabilità stia insieme ai suoi compagni è molto positivo, non solo per lui ma anche per gli altri studenti. Questo implica un’organizzazione diversa del tempo e dello spazio a cui tutti possono partecipare”, osserva Gabriella Menichetti, dirigente scolastica della scuola elementare e media di Cerreto Guidi, in Toscana.

Per determinare il numero di ore e il tipo di accompagnamento di cui potrà beneficiare uno studente con disabilità, il corpo docente, i medici del sistema sanitario nazionale e il neuropsichiatra o lo psicologo di riferimento stabiliscono insieme un Piano didattico personalizzato (Pdp). “L’obiettivo è che lo studente possa sviluppare le sue potenzialità. Inclusione non vuol dire raggiungere gli stessi obiettivi degli altri o puntare su competenze che non potranno mai essere acquisite, ma adattarsi a ogni situazione”, spiega Menichetti. Tre volte all’anno gli insegnanti si riuniscono per fare il punto sul percorso dello studente.

“Nella scuola media gli studenti hanno 30 ore di lezione ma l’insegnante di sostegno può accompagnare uno studente al massimo per 18 ore, a seconda della gravità della disabilità”, spiega la dirigente. Tra i mille studenti dell’istituto di Cerreto Guidi, 27 sono persone con disabilità. Undici di loro hanno un insegnante di sostegno a tempo pieno, le altre 16 a tempo parziale. “Rimane quindi un grande numero di ore non coperte. Da noi sono gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione messi a disposizione dal comune che seguono gli studenti in questi momenti”.

L’iniziativa, tuttavia è a discrezione dei comuni e dipende dalle loro risorse, con risultati diversi da una città all’altra. “Il comune metteva a nostra disposizione un assistente, ma non per tutte le ore. Ci dicevano che per coprire l’intero orario avrebbero dovuto ‘togliere’ delle ore ad altri studenti che ne avevano bisogno, era come se volessero colpevolizzarci della situazione”, ricordano le sorelle Paolini. Ma i loro genitori hanno insistito e alla fine hanno ottenuto una copertura totale delle ore previste. Il problema, però, rimane per le gite scolastiche che non rientrano nelle ore obbligatorie di insegnamento.

Nonostante la mancanza di copertura per l’intero orario scolastico sia considerata da tutti la principale debolezza del sistema italiano, anche la formazione insufficiente degli insegnanti di sostegno può creare problemi. Durante lo scorso anno scolastico, il 37 per cento di questi docenti non era specializzato. “Purtroppo sono talvolta proprio loro, a causa della mancanza di una formazione adeguata, i principali sostenitori dell’abilismo”, si rammarica Iacopo Melio, attivista per i diritti umani e civili e dal settembre 2020 consigliere regionale della Toscana.

Melio ha potuto beneficiare dell’affiancamento di un insegnante di sostegno per tutta la sua carriera scolastica, “ma per mancanza di specializzazione, il loro approccio può essere discriminante e non inclusivo. Per esempio se aiutano solo la persona che seguono e non tutta la classe o se la trattano in modo standard invece di adattarsi alle sue specificità”. Eppure, spiega il giovane consigliere regionale, “quando le differenze di ogni persona sono valorizzate, i comportamenti degli altri studenti sono spontaneamente positivi”.

Difficoltà aggiuntive

Tuttavia degli sforzi sono stati fatti, concordano Iacopo Melio e Gabriella Menichetti. Le università italiane hanno moltiplicato i master sul tema, e quest’anno tutti gli insegnanti non specializzati sono tenuti a seguire un corso di formazione di venticinque ore.

Le sorelle Maria Chiara ed Elena Paolini dicono anche che l’accessibilità degli istituti scolastici dev’essere migliorata, “altrimenti, a forza di mettere lo studente con disabilità di fronte a un numero maggiore di difficoltà rispetto agli altri, sarà difficile permettergli di instaurare dei legami con i compagni di classe”. Alle medie tutte le mattine Elena ha dovuto fare i conti con le scale d’ingresso dell’istituto, e per tre anni ha chiesto invano una rampa di accesso. Maria Chiara, invece, doveva entrare da un ingresso separato. Solo una scuola italiana su tre ha un’entrata per gli studenti con disabilità motorie. ◆ adr

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Questo articolo è uscito sul numero 1439 di Internazionale, a pagina 39. Compra questo numero | Abbonati