Cultura Libri
Bournville
432 pagine, 22 euro

Jonathan Coe torna dov’è nato, a Birmingham, e nei suoi dintorni, per ripercorrere la storia britannica del dopoguerra e il suo impatto su diverse generazioni della famiglia Lamb. Obiettivo ambizioso che Coe persegue in modo abile e divertente. Il libro è incorniciato dalla pandemia, con cui comincia e finisce. Lorna è una musicista jazz in difficoltà. Il suo tour in Austria e Germania nel marzo 2020 è bruscamente interrotto dai lockdown. A Birmingham, la nonna vedova di Lorna, Mary, è alle prese con la tecnologia moderna sotto forma di chiamate regolari via Skype. La sua famiglia non può prevedere l’isolamento a cui sarà presto condannata. Ma questo non è un romanzo sul covid-19. Dopo essersi immerso nella paura e nell’incredulità della primavera 2020, Coe torna all’inizio dell’estate 1945. Mary è una bambina di nove anni che vive a Bournville, il villaggio modello creato nel 1879 nel sudovest di Birmingham intorno alla fabbrica di cioccolato Cadburys. I capitoli ambientati a Bournville si muovono avanti e indietro negli anni e servono a misurare la limitata capacità del Regno Unito di conoscersi, un deficit che Coe tratta con lo stesso rancoroso affetto con cui disegna i suoi personaggi. Classe, mobilità sociale, politica, multiculturalismo, nazionalismo, sessualità, famiglia, comunità: il volto mutevole del paese e il suo percorso apparentemente inevitabile verso la Brexit sono documentati da Coe senza sentimentalismi.
Catherine Taylor, Financial Times

Il confine del mondo è verticale
151 pagine, 16,50 euro

Una fragile processione cerca di farsi strada in una valle scoscesa. La squadra è composta da tre cani; una donna, Ysé; e tre uomini, Gaspard, Solal e Vik. Insieme partono per scalare una montagna di cui nessuno ha mai visto la cima. Sfidando una tempesta, si dirigono verso il Reculoir, l’ultimo villaggio prima del confine del mondo. Padre Salomon, un predicatore esaltato, li sta aspettando lì. Con grande purezza formale, il primo romanzo del filosofo-camminatore Simon Parcot è immerso in un’atmosfera mistica e onirica. Un’affascinante ricerca metafisica posta sotto l’insegna del Monte analogo di René Daumal.
Claire Julliard, Le Nouvel Observateur

La strada per l’est
348 pagine, 17,00 euro

Javier Sinay, giornalista, non era interessato a viaggiare fino a quando, mosso dall’amore, ha deciso di girare mezzo mondo alla ricerca di una donna. Higashi, la sua ragazza, ha vinto una borsa di studio per studiare il chado, la cerimonia del tè, a Kyoto, in Giappone e, di fronte alla prospettiva di una separazione così prolungata e alla notizia di aver perso il lavoro, Sinay decide di organizzare un viaggio. Il suo gesto lo ha portato a chiedersi cosa sono disposte a fare le persone per amore, così si è messo a raccontare, insieme alle sue, alcune storie d’amore e di sofferenza di ciascuno dei luoghi che avrebbe visitato. Spagna, Francia, Germania, Bielorussia, Russia, Mongolia, Cina, Corea e Giappone sono luoghi in cui il cronista ha cercato di indagare casi noti o dove sono apparse storie inaspettate. Il libro si apre proprio nel mezzo del viaggio, con il resoconto di una cerimonia eseguita da uno sciamano nell’area del lago Bajkal, in Siberia. Lì, Sinay scopre quanto siano potenti i suoi antenati e che il suo cammino è protetto da loro. La scelta di questo inizio non è semplicemente un espediente narrativo; nonostante l’apparente distanza del narratore da ciò che sta succedendo intorno a lui, la cerimonia implica una fede in qualcosa di invisibile. Il viaggio del corpo è anche una forma di viaggio dell’anima, dice. Javier Sinay racconta storie d’amore tenere, felici e a volte anche scabrose, mentre è in viaggio verso Higashi, che in giapponese significa “oriente”.
Laura Cardona, La Nación

Le due del mattino a Little America
224 pagine, 19,50 euro

La prospettiva di una seconda guerra civile americana è il cupo scenario che Ken Kalfus immagina nel suo ultimo romanzo. Kalfus ha il dono di penetrare nel cuore dell’attualità e presentare i problemi in modo provocatorio. Un romanzo distopico che disegna un ritratto inquietante degli Stati Uniti, attraverso gli occhi di un narratore non del tutto affidabile. In un paese senza nome, Ron Patterson, un immigrato statunitense, vive in uno squallido “grattacielo di cemento” insieme ad altri uomini e ripara i sistemi di sicurezza degli uffici. Mentre lavora sul tetto di un edificio e guarda inavvertitamente verso una finestra, vede una donna che sta facendo la doccia. Ben presto scopre che il suo nome è Marlise e che somiglia molto a una sua compagna di scuola. Quando la rivede per strada sa che è lei, anche se sembra un’altra persona. Questa è solo la prima delle tante incertezze che popolano la narrazione. Quando il paese in cui vive Ron approva leggi più severe sull’immigrazione, lui e Marlise partono ciascuno per mete diverse. Un decennio dopo, Ron si trasferisce di nuovo e si ritrova confinato in un’enclave di edifici fatiscenti soprannominata Little America. Anche in questo caso, Ron trova lavoro nella manutenzione dei sistemi di sicurezza. Spera che questo sia il suo ultimo spostamento. Ma la politica interviene. Gli statunitensi nell’enclave si dividono proprio come hanno fatto in patria. A causa di alcuni difetti, Le due del mattino a Little America sembra l’equivalente letterario di un elegante tavolino da caffè con una gamba leggermente più corta delle altre: ben costruito ma sbilenco.
Michael Magras, The Washington Post

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1487 - 18 novembre 2022
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