Cultura Suoni
Turn the car around
Gaz Coombes (Dr)

Dicono che le cose buone arrivano in tre, e lo dimostra l’ultimo album di Gaz Coombes, che chiude una trilogia aperta nel 2015 da Matador e proseguita con World’s strongest man del 2018. Possiamo aggiungere che il leader dei Supergrass ha lasciato il meglio per ultimo. Turn the car around è maturo e raffinato. Prende ispirazione dalla band britannica e dai suoi precedenti lavori solisti. Ma stavolta ci dà qualcosa in più, una specie di odissea alla ricerca dell’anima portata avanti con grande passione. Long live the strange è un inno, stimolante e commovente, che parla di diversità e accettazione, con un testo che implora “Lunga vita alla stranezza, e perciò non cambiare mai”. Questo e gli altri otto brani riflettono sulla vita contemporanea e sulle lotte che porta con sé. Don’t say it’s over è una magnifica lettera d’amore per la moglie di Coombes, che ci rimanda a vibrazioni cosmiche un po’ alla Bowie. Ma il treno spaziale non si ferma qui e Feel loop ( lizard dream), con quelle chitarre inebrianti e una torrida linea di basso, spicca come la migliore canzone dell’album: è un po’ più sperimentale rispetto al resto, ma non riesci comunque a smettere di ascoltarla. Ogni pezzo è prodotto in maniera impeccabile e le melodie sembrano pensate per la colonna sonora di un film. Turn the car around è il disco che un cantautore dotato come Coombes avrebbe voluto fare da sempre.
Emma Harrison, Clash

12
Ryuichi Sakamoto (Zakkubalan)

Il nuovo disco del compositore giapponese Ryuichi Sakamoto documenta il disorientamento di uno dei musicisti più affermati e venerati del ventesimo secolo. È una tabula rasa sonora, un nuovo inizio dopo il secondo ciclo di cure contro il cancro sostenuto dal musicista. Sakamoto ha scritto e realizzato questi dodici brani tra il 2021 e il 2022 durante la convalescenza dopo un intervento chirurgico. Ha registrato la musica in alloggi temporanei invece che in casa o in uno studio, il che conferisce al disco un senso di vuoto effimero. Il primo suono di 12 non è prodotto dagli archi o dal pianoforte, come da tradizione, ma dal ronzio di un sintetizzatore desolato. Il piano appare solo nel secondo pezzo, 20211130. In 12 i brani prendono il nome dal giorno in cui sono stati registrati e sono presentati in un ordine cronologico approssimativo. Lo stesso Sakamoto l’ha definito un “diario audio”. È un viaggio astratto di riscoperta, mentre il pianoforte diventa più melodico, man mano che l’album va avanti. Sakamoto ha trasformato un diario di bordo in qualcosa di trascendente, puntando sull’intimità. Il compositore giapponese è un’anima meravigliosa e ha prodotto alcune delle musiche più belle degli ultimi cinquant’anni. Se questa sia una delle sue opere migliori è una domanda per i posteri, ma il suo coraggio nel mettersi a nudo è splendido. Ascoltarlo imparare, fare pratica ed esplorare la sua creatività provoca una gioia che davvero pochi altri musicisti potrebbero offrire.
Andrew Ryce, Resident Advisor

Fanny e Felix Mendelssohn: musica da camera

Escono molti album con musiche di Fanny e Felix Mendelssohn: non c’è da lamentarsi, se i risultati sono così entusiasmanti. Negli ultimi anni il trio per piano di Fanny è entrato nel repertorio, ed è un capolavoro. In particolare il torrenziale primo movimento è all’altezza dei trii di Felix. Fanny era una pianista virtuosa e questo emerge nel suo lavoro. Qui Tom Poster rischia tempi più veloci di tutti i suoi concorrenti su disco e ci dà una lettura piena di fuoco, senza mai coprire la delicatezza degli archi. Gli altri due pezzi dell’album sono il quartetto che Fanny scrisse a diciassette anni e il sestetto che Felix completò quando ne aveva quindici, e nell’interpretazione del Kaleidoscope Chamber Collective sono piacevolissimi. È bello celebrare la più prodigiosa coppia di compositori fratello e sorella della storia della musica.
Richard Wigmore, Gramophone

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1495 - 20 gennaio 2023
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