Cultura Libri
W.
464 pagine, 20 euro

Nel 1824 Johann Christian Woyzeck fu decapitato sulla pubblica piazza di Lipsia per aver ucciso una donna con cui aveva avuto una relazione. Sebbene avesse confessato l’omicidio e la gelosia che l’aveva provocato, ne scaturì una controversia su quello che oggi è noto come ricorso all’attenuante dall’infermità mentale. Woyzeck, un vagabondo analfabeta che aveva combattuto nelle guerre napoleoniche, affermò di sentire delle voci che gli dicevano di uccidere la donna, ma il medico legale lo dichiarò abbastanza sano di mente da poter essere ritenuto responsabile. Questi risultati furono contestati e per anni si svolse un acceso dibattito sulle riviste mediche. A un certo punto questi articoli devono essere arrivati all’attenzione di Georg Büchner, che al caso dedicò un breve dramma incoerente e incandescente. W. del romanziere svedese Steve Sem-Sandberg è l’ultima di molte opere su Woyzeck. Sem-Sandberg trae la sua storia dalla vita reale di Woyzeck invece che dalle numerose distorsioni dell’opera di Büchner. Si apre con l’inchiesta della polizia dopo che Woyzeck è stato arrestato per aver ucciso la vedova Johanna Woost. Il consigliere di corte Hofrat Clarus è stato incaricato d’interrogarlo e il romanzo racconta la lunga confessione biografica che Woyzeck rilascia a Clarus, che deciderà se dovrà essere giustiziato o meno. Quella di Büchner è un’opera di terrore metafisico. Nel bel romanzo di Sem-Sandberg la tragedia è più realistica ma anche più circoscritta.
Sam Sacks,The Wall Street Journal

Il frutteto
576 pagine, 24,00 euro

Essere trasportati in un mondo nuovo e sconosciuto è uno dei grandi doni della letteratura, e le pagine iniziali dell’ambizioso romanzo d’esordio di David Hopen promettono proprio questo. Il mondo in questione è una rigida enclave ebraica ortodossa di Brooklyn, e a guidarci è un certo Aryeh (Ari) Eden, l’unico studente intellettualmente curioso di una yeshivah, una scuola religiosa piena di rabbini che parlano yiddish e che “si rifiutano d’insegnare qualsiasi cosa vagamente legata all’evoluzione”. La salvezza arriva alla fine del terzo anno di liceo di Ari, quando suo padre perde il lavoro di contabile e si vede offrire un nuovo inizio in Florida. L’immaginaria Zion Hills è un ricco sobborgo ebraico di Miami in cui una cricca di persone dalla vita frenetica accetta rapidamente (e misteriosamente) Ari come uno di loro. La sua vita precedente – fatta di libri, preghiere e cene in famiglia – comincia a scivolare via per essere sostituita da alcol, droghe, feste decadenti e dalle prime pene d’amore. Ma la storia dell’innocenza perduta di Ari è solo un punto di partenza per il romanzo, che solleva domande più profonde sulla vita con l’aiuto del rabbino Bloom, preside della scuola. Le rigorose discussioni diventano più intense con il passare dei mesi, mentre i ragazzi si confrontano sulla fede e la sofferenza, la colpa e la tragedia. A questo punto, Il frutteto entra in un territorio instabile e l’avvincente vicenda di Ari è sostituita da discussioni adolescenziali arcane e iper-intellettuali.
David Goodwillie, The New York Times

Suite berlinese
272 pagine, 19,00 euro

Friedrichstrasse è una strada di Berlino che combina ancora il lusso con l’asprezza, il romanticismo con la tragedia della città. Tagliata in due dal muro, è il luogo dell’ormai quasi mitico Checkpoint Charlie. I personaggi di Suite berlinese, esordio ingegnoso e ambizioso di Emma Harding, sono accomunati dal fatto di aver vissuto in quella via in momenti diversi tra il primo novecento e l’inizio del duemila. Heike, una “figlia della Ddr”, è il personaggio (più o meno) nostro contemporaneo. Ha scavalcato il muro l’anno in cui è caduto ed è ancora legata alle libertà della città unificata. Heike è affiancata in queste pagine da altri personaggi insoliti: la pornografa asessuata, la lesbica di nuova generazione che scopre il demi-monde di Weimar, il giovane che svela il passato nazista della sua famiglia. La maggior parte di loro sono quelli che uno dei personaggi di Harding descrive come “emarginati, ribelli e froci”. Harding ha lavorato per alcuni anni come scrittrice e produttrice di fiction per la radio, e la sua prosa rivela la predilezione degli autori radiofonici per quel tipo di lirismo calcolato che può essere un piacere leggere ad alta voce. A fronte di queste caratteristiche discutibili, c’è l’amore incondizionato e contagioso di Harding per Berlino, la sua capacità di trovare in ogni fase del livido e inquieto novecento della città qualcosa da amare o da rimpiangere.
Nikhil Krishnan, The Telegraph

La grande migrazione
320 pagine, 18,50 euro

Per Kari Hotakainen c’è un grosso problema in Finlandia: i prezzi delle case nelle aree rurali. La rabbia e il dolore per la casa in campagna persa dopo la morte dei genitori hanno dato vita al suo nuovo romanzo, La grande migrazione. È un libro assurdo, piuttosto stravagante, ma è divertente e vale sicuramente la pena di leggerlo. “È un ritratto dei tempi molto stilizzato”, dice Kari Hotakainen. “Ho cercato di scriverlo in modo da dimenticare l’educazione e le buone maniere”. Nel romanzo, le professioni tradizionali sono scomparse o sono state ripensate. Una zona rurale è diventata un’area ricreativa. Tutte le persone vivono in città. Nel libro non c’è un protagonista chiaro. C’è un presidente nervoso che si reca da una cartomante. C’è lo spirito del maiale che guida la storia. C’è un prete che guida un taxi e ha solo 14 follower su Instagram. I personaggi sono legati dalla psicologa Ilona Kuusilehto, che intervista le persone in coda per l’alloggio.
Suvi Kerttula, Ilta-Sanomat

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1500 - 24 febbraio 2023
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