Cultura Libri

Cultura, numero 1539

Bell’abisso
128 pagine, 14 euro

Il nuovo romanzo del tunisino Yamen Manai colpisce per la sua cruda rabbia contro le ingiustizie. Il protagonista è un adolescente tunisino il cui cane, Bella, è stato rapito e poi ucciso. Abusato dal padre sotto lo sguardo complice della madre, il bambino prova un amore puro per Bella, che ha salvato e nutrito, e questo amore è un rifugio, un motivo di speranza. Ma il cane, il migliore amico dell’uomo nella tradizione occidentale, non è ben visto in Tunisia. “Era una brava musulmana e, come tutti i bravi musulmani, aveva un problema con i cani”, dice l’adolescente parlando di sua madre. Tutto per colpa degli hadith, “quegli aneddoti sul profeta scritti quasi trecento anni dopo la sua morte”. Fin dall’inizio, capiamo che il ragazzo ha commesso uno o più atti riprovevoli che lo hanno fatto finire in prigione. Mentre aspetta il processo, racconta tutto a visitatori, avvocati e medici. Il suo attaccamento a un cane, considerato impuro nella cultura musulmana, diventa un atto di emancipazione. Quando il padre vuole portargli via Bella, il ragazzo sale sul tetto e minaccia di suicidarsi. Il padre cede: “Era la prima volta che lo facevo piegare e se si piegava non era perché teneva a me, ma perché aveva paura dello scandalo”. Il figlio di un medico rispettato che salta dal tetto è il tipo di notizia che macchia, e non solo il pavimento. Ma quando, a forza di trucchi, l’uomo riesce a sbarazzarsi del cane, il figlio vuole punire tutti i responsabili della morte dell’animale: il padre, il sindaco, il ministro. Favola morale, Bell’abisso è anche una critica feroce alla società tunisina, con la sua violenza sui bambini, il suo disprezzo per la natura e il suo rifiuto dei libri. Nicolas Michel, Jeune Afrique

Gli ultimi giorni
252 pagine, 16,00 euro

Poco dopo che un uomo gli ha tagliato la mano destra, Kline, il detective protagonista del nuovo romanzo di Brian Evenson, fa la lista della spesa con la sinistra. Mentre è a letto convalescente, pianifica il suo futuro: “Giocare una partita di golf con una sola mano. Acquistare un cassetto pieno di protesi per tutte le occasioni. Comprare dei sigari”. Gli ultimi giorni mescola umorismo e orrore. Kline è una sorta di detective fenomenologico, che indaga su un omicidio tra un’oscura setta di amputati. Potrebbe essere coinvolto un gruppo rivale di fanatici adoratori dell’apostolo Paolo e di Paul Wittgenstein, fratello di Ludwig, che suonava il pianoforte con una sola mano. Quando i due culti si scontrano, il libro supera la satira biblica e si trasforma in una vera e propria pièce beckettiana dell’assurdo, ma intrisa di sangue. Il libro termina con una domanda esistenziale senza risposta: “Come si fa a capire il momento in cui si smette di essere umani?”. Evenson, il cui stile sobrio è in aperto contrasto con gli argomenti spesso raccapriccianti, si è ispirato ai noir di Dashiell Hammett, con i suoi eroi brutali e confusi. Romanzi in cui, dice Evenson, “le cose che accadono vanno un po’ oltre il limite”. Il suo limite, ovviamente, è collocato un po’ più in là di quello di Hammett. “Quando persone e personaggi si trovano in situazioni estreme”, spiega Evenson, “cominciano a rivelare cose importanti su se stessi e su ciò che significa essere umani”. Idealmente, dice, “si vive un libro nello stesso modo in cui si vive un evento della vita”. Dopo una pausa aggiunge a malincuore: “Entro certi limiti, ovviamente”.
Zach Baron, The Village Voice

Il colore della melagrana
288 pagine, 19,00 euro

Il colore della melagrana è un romanzo caldo, eloquente, potente e generoso. È ambientato in Croazia, paese di origine di Anna Baar: la scrittrice è nata a Zagabria, anche se è cresciuta a Vienna e in Carinzia, e passava le vacanze estive in Dalmazia. Non è quindi un caso che i genitori di Anuschka, la protagonista del libro, dall’Austria la portino estate dopo estate dalla nonna croata, che infastidisce la bambina con il suo amore appiccicoso. Il romanzo di Anna Baar pone molte domande profonde. Cos’è la patria? Può esistere una sola patria o anche una doppia patria? Cos’è la Croazia oggi? Non esiste più? Il colore della melagrana è letteratura del futuro.
Peter Pisa, Kurier

Cane e contrabbasso
384 pagine, 19,00 euro

Cane e contrabbasso di Saša Ilić è, se non il migliore, sicuramente uno dei migliori romanzi apparsi in Serbia e nella regione balcanica negli ultimi anni. È un romanzo ampio, non tanto per le dimensioni quanto per i fili narrativi che intreccia. Man mano che avanza, il lettore è sempre più trascinato nel vortice della storia, che si svolge dopo la disgregazione della Jugoslavia. Ilić racconta una specie di esperimento psicologico in un istituto dove non è del tutto chiaro se i sani curino i malati o i malati terrorizzino i sani, se cioè lo scopo dell’esperimento sia la guarigione o la prigionia. Questa istituzione può essere vista come una metafora della società di oggi, dove ci chiediamo se ciò che stiamo vivendo sia effettivamente la realtà o se qualcuno ci stia cullando in un sogno consumistico. È possibile che l’epilogo del romanzo fornisca una risposta a questa domanda. Come nel jazz, l’azione scorre attraverso continui cambi di ritmo, ma l’atmosfera rimane sempre la stessa. Per apprezzare fino in fondo Cane e contrabbasso bisogna mettere da parte pregiudizi, fobie, luoghi comuni, vanità, schemi e stereotipi. Chi riesce a farlo capirà cosa intendeva Miles Davis con la frase: “Non suonare quello che c’è, suona quello che non c’è”, che è anche la citazione che apre il romanzo.
Dejan Katalina, Espreso

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1539 - 24 novembre 2023
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