Cultura Libri
Elegie alla patria
448 pagine, 21 euro

Abbottabad, nell’ex provincia della frontiera nordovest del Pakistan, oggi è forse meglio conosciuta come la città-fortezza che ha ospitato Osama bin Laden. Quando il narratore del commovente e conflittuale romanzo di Ayad Akhtar va lì con suo padre nel 2008 per visitare i parenti, riceve una lezione dallo zio sul genio tattico dell’11 settembre e sulla sua idea di una comunità musulmana basata sui princìpi del profeta. Il protagonista, come Akhtar, è un drammaturgo nato negli Stati Uniti, la cui visione politica è stata formata da un’infanzia nella periferia di Milwaukee e da un’educazione umanistica. Anche se non è d’accordo con lo zio, trova più facile ascoltare senza dare un’opinione. Suo padre, un convinto patriota e futuro elettore di Trump, è infuriato: “Non hai idea di quanto sarebbe stata terribile la tua vita se fossi rimasto qui”, sbotta. Le complessità politiche di Abbottabad sono inseparabili dalle tensioni all’interno della famiglia, e questa visita così difficile è solo una di molte scene che esprimono le contraddizioni di una vita musulmana-americana. Elegie alla patria tratta ambiguità che sono rimaste al di fuori del discorso pubblico negli anni dopo l’11 settembre. I molti fallimenti della politica statunitense e l’inasprimento del populismo formano la matrice in cui crescono le storie di Akhtar. Hari Kunzru, The New York Times

La casa olandese
352 pagine, 18,00 euro

Nel nuovo romanzo di Ann Patchett il magnate immobiliare Cyril Conroy stupisce sua moglie Elna con la villa che ha comprato nella periferia di Fila­delfia. Tuttavia questa ratifica della loro ascesa sociale ha un effetto particolare su Elna, che intimorita dalla grandezza si trasforma in un fantasma. Molto più tardi Danny, il protagonista, apprende dalla sorella maggiore Maeve come questo cambiamento nelle condizioni dei loro genitori nel 1946 abbia accelerato la fine del loro matrimonio. L’immensa villa al centro del romanzo è chiamata la Casa olandese dalla gente del posto a causa della provenienza dei suoi proprietari originari. E la casa, un po’ come l’America stessa, nasconde storie torbide e complicate dietro la facciata gloriosa. Maeve racconta che la madre era innervosita dagli oggetti abbandonati dai precedenti proprietari, la dinastia Van Hoebeek, i cui ritratti a grandezza naturale “severi e poco carini” adornavano il salotto. La tata assunta dai Conroy dopo il loro trasloco racconta come l’altezzosa rispettabilità di questi ritratti sia stata smentita dalla bancarotta e dalla tragedia. Il malinconico realismo con cui Patchett mette in evidenza il potenziale irrealizzato dei suoi personaggi sembra ben poco americano, ma la sua narrazione è mitigata da momenti di riconciliazione. Sia la vittoria sia la sconfitta alla fine si riducono a niente. Benjamin Evans, The Guardian

Heaven
252 pagine, 17,00 euro

Leggere Heaven di Mieko Kawakami è come vedere un implacabile film horror sulla giovinezza di un ragazzo di 14 anni, senza nome, vittima di bullismo da parte di compagni di scuola sadici, che si prendono gioco del suo occhio pigro. I suoi giorni bui s’illuminano quando comincia a scambiarsi lettere con Kojima, una ragazza della sua classe a sua volta vittima di bullismo. I due adolescenti stringono un legame segreto. Un giorno fanno una gita in un museo d’arte per vedere un quadro che Kojima ha ribattezzato Paradiso. La loro gita estiva pulsa di vita, speranza e sentimento. Ma fin dall’inizio, un presagio incombe sull’amicizia. In autunno, il protagonista subisce percosse ancora più brutali. In seguito, in un incontro casuale con Momose, uno dei bulli, è sviscerata la non così sottile questione filosofica centrale del romanzo. In particolare per Momose, il bullismo non ha né motivazioni né risultati. Alcune persone fanno del male agli altri solo perché possono. Altri non hanno la volontà di reagire e basta. E noi temiamo che sia proprio come dice lui. Thu-Huong Ha, The Washington Post

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1425 - 3 settembre 2021
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