Bill O’Neal, interpretato da Lakeith Stanfield, è il Giuda dell’intenso dramma storico diretto da Shaka King. O’Neal infatti era capo della sicurezza delle pantere nere di Chicago e anche informatore dell’Fbi. La sua controparte – obiettivo del suo tradimento e dell’ostilità del governo – era Fred Hampton, leader delle pantere dell’Illinois. E l’idea del “messia nero” non riflette tanto un’iperbole romantica rivoluzionaria quanto la paranoia di J. Edgar Hoover (Martin Sheen), che vedeva i militanti afroamericani come la più grave minaccia interna alla sicurezza nazionale e temeva l’emergere di un leader in grado d’ispirare le folle. Nei panni di Hampton, Daniel Kaluuya si assume il compito di incarnare ed esorcizzare sia il mostro che alimentava gli incubi di Hoover sia il martire del black power. Ed è perfettamente all’altezza dell’impresa, facendo venir fuori i dubbi e le riflessioni di un uomo schiacciato da quell’impresa. Hampton aveva 21 anni quando rimase ucciso in un raid della polizia. Non è uno spoiler, è storia. Ed è giusto tenerlo presente per apprezzare al meglio il film. Perché è vero che Judas and the black messiah funziona anche come un thriller poliziesco, ma è meglio guardarlo come una tragedia politica. A.O. Scott, The New York Times
Stati Uniti 2021, 126’. A noleggio

Francia 2021, 112’. Netflix
Ritratto di Fernande Grudet, detta Madame Claude, figura realmente esistita (1923-2015) che ogni autore avrebbe voluto inventare. Lei da sola riesce a raffigurare un’epoca, quella della Francia del glorioso trentennio del dopoguerra, della crescita e del pieno impiego, del sesso non ancora liberato, delle ricchezze facili e dei gangster in giacca e cravatta. Un mondo di uomini in cui le donne non hanno voce in capitolo. Madame Claude, il sesto film di Sylvie Verheyde, abbraccia e restituisce tutto questo e, a partire da un rigoroso lavoro di documentazione, s’impegna a ricostruire dal 1968 agli anni duemila il percorso della “maîtresse della quinta repubblica”. Emerge una personalità più complessa e commovente di quanto non possa apparire a prima vista. La sua interprete, Karole Rocher, riceve con dignità l’eredità di Françoise Fabian, che ne ha vestito i panni nel film del 1977 di Just Jaeckin. Véronique Cauhapé, Le Monde
Grecia / Polonia / Slovenia 2020, 91’. Miocinema.it
Christos Nikou fa parte della new weird wave del cinema greco, caratterizzata da film con premesse insolite, realizzazioni stilisticamente raffinate e uno spirito risolutamente indipendente. Uno dei primi esempi della corrente è stato Dogtooth di Yorgos Lanthimos (2009), in cui Nikou era assistente alla regia. Nel bizzarro mondo raccontato da Nikou le persone cadono vittime di una misteriosa amnesia. Aris non si ricorda quando è salito sull’autobus e dove sta andando. Né il suo nome. La città (Atene) è preda di un’epidemia inspiegabile e incurabile. Gli ospedali traboccano di pazienti “perduti”. Aris finisce in un reparto di neurologia dove i medici hanno messo a punto un protocollo per aiutare i pazienti a costruirsi una nuova vita. Tra le altre cose devono fotografare con una Polaroid i momenti più significativi della loro vita. La macchina fotografica diventa un promemoria visivo della malattia, un po’ come le mascherine a cui ci siamo ormai abituati. Apples non dà risposte ed è un film surreale, ma è tutt’altro che oscuro e incomprensibile. __**Namrata Joshi, The Wire**
Polonia 2019, 75’. SciFi Club
Come molti buoni horror I am Ren racconta in chiave fantascientifica il deteriorarsi della salute mentale di una persona che ha subìto un grave trauma. Renata è convinta di essere un androide, ma ovviamente nessuno intorno a lei, compresi il marito e il figlio, le crede. Ma il dubbio resta: Renata è impazzita o è davvero un robot? L’ambientazione futuristica (ma non troppo) e la storia cupa sono ormai pane quotidiano di tante serie, prima fra tutte Black mirror, ma il film di Patricia Ryczko è tutt’altro che banale e Marta Król è eccellente nei panni di Renata. Alain Elliott, Nerdly
Inserisci email e password per entrare nella tua area riservata.
Non hai un account su Internazionale?
Registrati