Cultura Suoni
Hey u x
Benee (Harry Were)

Durante la pandemia, le canzoni sulla solitudine toccano un nervo scoperto. Supalonely, il singolo di Benee, era stato scritto pensando a una relazione tossica ma è diventato una colonna sonora per adolescenti annoiati dal lockdown. La canzone è fantastica e per fortuna tutto il debutto Hey u x prova che non si tratta solo di un fenomeno da TikTok. L’artista neozelandese si rivolge alla generazione Z, i suoi coetanei, con un album caleidoscopico fatto di sintetizzatori vivaci e ottimi testi. L’approccio caotico e onnivoro può disorientare ma funziona con i temi affrontati da Benee. È deliziosamente crudele in Plain, dov’è affiancata da Lily Allen, mentre in C U ricorda la smania poetica di Arlo Parks, astro nascente della musica britannica. Un debutto promettente.

Roisin O’Connor, The Independent

Think of spring

Il cantautore della West coast Matthew Ward è presente sulla scena in vari modi: è solista, chitarrista di Norah Jones, collaboratore degli Arcade Fire e metà del duo She & Him. Registra solo in analogico, è ossessivo e irrequieto. Questo strano omaggio a Billie Holiday è il suo undicesimo album solista. Tutti i pezzi, tranne uno, sono presi dal famoso album di Billie Holiday del 1958 intitolato Lady in satin, una serie di standard interpretati dalla grande cantante con un’orchestra di quaranta elementi. Ward affronta queste canzoni dalla parte opposta: canta delicatamente cercando complicati accordi con la chitarra acustica, spesso con un malinconico andamento blues. M Ward non è certo un torch singer ma con il suo canto spettrale riesce a catturare il dolore che traspariva nella voce di Billie Holiday alla fine della carriera. Tutti i ricavati delle vendite dell’album vengono devoluti all’associazione Covid relief, il che spiega bene il titolo: “Pensa alla primavera”. Non è quello che stiamo cercando di fare tutti?
Neil Spencer,
The Observer

Whole lotta red
Playboi Carti (GUNNER STAHL)

In che modo gli artisti creano un mito attorno a sé? In molti casi è facile capire come: parlano poco con la stampa, appaiono solo indossando delle maschere, o passano anni senza pubblicare dischi. Nell’era dei social network, l’asticella della mistica è molto bassa e perfino un disco come Whole lotta red, secondo album in studio del rapper di Atlanta Playboi Carti, viene accolto con grande attesa. Whole lotta red in effetti è sicuramente l’album hip hop dell’anno appena passato: cos’altro potrebbe rappresentare il 2020 se non una cosa così estenuante? Dura poco più di un’ora ma si potrebbero ascoltare semplicemente i primi dieci secondi di ogni brano e sarebbe lo stesso. I difensori di Whole lotta red hanno dipinto Playboi Carti come un rapper sovversivo dall’indole punk, paragonandolo al Kanye West di Yeezus. Non c’è niente di più falso. Il succo del disco è tutto nel primo brano, Rockstar made: Carti rappa come se avesse le convulsioni per compensare la mancanza d’idee su un beat che sembra fatto con una versione difettosa di FruityLoops. Cosa lo distingue da un qualsiasi imitatore che gira su Sound­Cloud? E le metafore dei “rapper come rockstar” non sono vecchie di dieci anni?

B.Kenny, Beats Per Minute

Michael Haydn collection

La Brilliant dedica uno dei suoi cofanetti monografici a Michael Haydn (1737-1806), fratello minore di Franz Jo­seph. È una buona idea, perché è noto soprattutto per essere stato amico di Mozart, ma il suo catalogo di 838 composizioni è molto dimenticato. Questi 28 cd permettono di farsi un’idea abbastanza precisa della sua produzione, tra cui 26 delle sue 40 sinfonie, una decina di concerti, un po’ di musica da camera, 11 messe e l’opera Andromeda und Perseus. Non si distingue per originalità, ma è di un livello sempre alto. Le esecuzioni sono riprese da materiale registrato da artisti molto diversi tra il 1972 e il 2015, da cui stile e livello variabili. Ma i curiosi saranno sicuramente contenti di questa scoperta.

Simon Corley, Diapason

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1391 - 8 gennaio 2021
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