Il film Barbie con Margot Robbie e Ryan Gosling uscirà a breve. Secondo il quotidiano di stato vietnamita Tuoi Tre, però, in Vietnam la proiezione del film è stata vietata. “Non diamo il permesso di far uscire il film statunitense Barbie perché contiene un’immagine offensiva della linea dei nove tratti”, ha dichiarato il capo del dipartimento per il cinema, un ente governativo che ha il compito di approvare o censurare i film stranieri.

La risposta del Vietnam alla raffigurazione del mar Cinese meridionale che si vede nel film dimostra quanto sia delicata la questione nell’Asia sudorientale, e soprattutto in Vietnam.

Il mar Cinese meridionale ha una lunga storia di dispute. In quel tratto di mare, Cina e Vietnam si sono scontrati per le isole Paracelso e Spratly nel 1974 e nel 1988. Si trattava di dispute territoriali, ma ultimamente sono diventate rivendicazioni sulla piattaforma continentale (l’area di fondale marino che si estende dalla costa per almeno 200 miglia nautiche) e sulle zone economiche (l’area di mare che si estende al massimo fino a 200 miglia nautiche dalla costa).

Dalla fine degli anni quaranta la Cina difende la cosiddetta linea dei nove tratti nel mar Cinese meridionale. La linea, nota anche come “linea a U” o “lingua di mucca”, è costituita, appunto, da nove tratti. In diverse mappe cinesi, ufficiali e non, la linea si estende al largo della costa dell’isola cinese di Hainan e scorre vicino al Vietnam, inoltrandosi nel mar Cinese meridionale e circondando le isole Spratly. A nord del Borneo, vicino alle coste di Malaysia e Brunei, la linea fa una curva e scorre a ovest delle Filippine, per finire a sud dell’isola di Taiwan.

Da tempo si fanno congetture su cosa questa linea dovrebbe comprendere. Una rivendicazione territoriale cinese? È una rivendicazione cinese di uno spazio marittimo? Pretende la sovranità sull’intera area o solo sulle sue risorse? La Cina non ha mai definito l’oggetto preciso delle sue rivendicazioni, ma le ha promosse con molta insistenza. Questo soprattutto dopo che Malaysia, Filippine e Vietnam hanno cominciato a rivendicare a loro volta zone del mar Cinese meridionale che si sovrappongono alla linea dei nove tratti.

Campo di battaglia

Una sottocommissione congiunta malese-vietnamita della commissione dell’Onu sui limiti della piattaforma continentale, istituita nel 2009, ha evidenziato che ci sono rivendicazioni concorrenti sulla piattaforma continentale nel mar Cinese meridionale. Sono queste le origini della disputa attuale.

Alle richieste dell’Onu Pechino ha reagito con una risposta diplomatica formale: “La Cina ha la sovranità indiscutibile sulle isole del mar Cinese meridionale e sulle acque adiacenti e gode d’indiscutibili diritti di sovranità e della giurisdizione sulle relative acque, nonché sui fondali e sul sottosuolo corrispondenti”. Pechino ha allegato una copia della linea dei nove tratti alla sua protesta diplomatica contro la sottocommissione malese-vietnamita, e ha aggiunto che “la posizione esposta è stata coerentemente sostenuta dal governo cinese ed è ampiamente nota alla comunità internazionale”. In realtà non era affatto una posizione ampiamente nota o condivisa dalla comunità internazionale. Da allora la commissione è una sorta di campo di battaglia legale in cui si scontrano punti di vista diversi sullo status della linea dei nove tratti.

Alla Cina, che continua a ribadire la legittimità della linea, si contrappongono paesi come Australia, Francia, Indonesia, Malaysia, Nuova Zelanda, Filippine, Regno Unito e Vietnam, che hanno respinto le sue affermazioni. La commissione però non è un tribunale: è formata da scienziati che hanno il compito di valutare le rivendicazioni sulla piattaforma continentale.

È toccato alle Filippine, l’altro paese con rivendicazioni nella regione, il compito di contestare in separata sede la legittimità della linea dei nove tratti cinese sulla base del diritto del mare. Nel 2016 un tribunale della Convenzione dell’Onu sul diritto del mare ha stabilito all’unanimità che le rivendicazioni cinesi non avevano alcun fondamento in base al diritto internazionale. La sentenza, inequivocabile e conclusiva, è stata subito respinta da Pechino. Anche se le Filippine hanno vinto in modo definitivo la disputa legale sulla infondatezza – dal punto di vista del diritto internazionale o del diritto del mare – della linea dei nove tratti, la Cina si è rifiutata di rispettare la sentenza e continua a rivendicare i suoi diritti nel mar Cinese meridionale. In molti modi diversi.

Ha costruito isole artificiali, ha infastidito navi e aerei militari stranieri che attraversano l’area, ha intimidito pescatori vietnamiti e di altre nazionalità, ha rivendicato il diritto a esplorare e sfruttare le riserve marine di petrolio e gas naturale e ha continuato a pubblicare mappe con la linea dei nove tratti. Ecco perché qualsiasi forma di legittimazione della linea, perfino in un film di Hollywood, è un argomento sensibile.

L’importanza delle mappe

Le mappe riflettono una caratteristica nazionale cruciale, cioè il territorio. Definiscono i confini esterni delle rivendicazioni territoriali. Sono le rappresentazioni attraverso cui i bambini familiarizzano con il loro paese. Le mappe sono importanti e toccano sensibilità nazionali.

La risposta del Vietnam alla presenza della linea dei nove tratti promossa dalla Cina in un film hollywoodiano è comprensibile. Mostra una feroce resistenza a qualsiasi genere di legittimazione delle rivendicazioni di Pechino nel mar Cinese meridionale, perfino nel mondo finto di Barbie. ◆ gim

Donald Rothwell insegna diritto internazionale all’Australian national university.

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Questo articolo è uscito sul numero 1520 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati