Per una volta sembra che Dmitrij Peskov, il portavoce di Vladimir Putin, sia stato sincero. “Non è vero”: con queste parole ha respinto le voci secondo cui il presidente russo avrebbe registrato una seconda versione del suo discorso di fine anno dopo il bombardamento del 30 dicembre contro la città russa di Belgorod.

Alcuni canali Telegram e siti internet avevano riportato che, nel suo intervento, Putin avrebbe parlato degli attacchi missilistici contro Belgorod, a cinquanta chilometri dal confine ucraino. Si è trattato dell’attacco di gran lunga più pesante, e con le conseguenze più gravi, tra quelli sferrati finora dall’Ucraina in territorio russo. In realtà, il presidente ha parlato della guerra in Ucraina in modo indiretto, senza pronunciare il nome del paese aggredito e senza fare riferimento all’“operazione militare speciale”, come il conflitto è ufficialmente chiamato in Russia. Solo a metà dei quattro minuti del suo discorso il presidente ha ricordato che il paese è in guerra: “Oggi voglio rivolgermi ai nostri soldati, a tutti quelli che combattono in prima linea nella lotta per la verità e la giustizia: siete i nostri eroi”. Al di là di questa frase, ha fatto vaghi giri di parole: i russi, ha detto Putin, “sono profondamente consapevoli della grandissima importanza della fase storica che il paese sta attraversando”.

L’attacco a Belgorod è scomparso in fretta anche dalle prime pagine dei giornali controllati dal Cremlino. È vero che molte città hanno annullato i festeggiamenti pubblici per il capodanno, ma solo pochi politici russi hanno commentato la vicenda. La reazione di Mosca più decisa è stata la richiesta di una seduta straordinaria del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, convocata a New York il 31 dicembre. In quell’occasione, l’ambasciatore russo ha dato la colpa dell’“attacco terroristico” contro Belgorod a Stati Uniti, Unione europea e Regno Unito. In Russia deputati e mezzi d’informazione di stato hanno definito l’attacco una provocazione di Kiev, decisa a colpire i civili e a seminare l’odio.

Secondo la propaganda russa, in Ucraina le forze russe attaccano esclusivamente obiettivi militari, cosa che però non corrisponde assolutamente al vero: dall’inizio dell’invasione, l’esercito russo ha regolarmente colpito obiettivi civili come edifici residenziali, ospedali, centri commerciali, centrali elettriche e perfino chiese. Nella notte tra il 28 e il 29 dicembre, in uno dei più vasti attacchi mai sferrati fino a questo momento, sono state colpite diverse città in tutta l’Ucraina. Stando ai dati ufficiali, negli attacchi sono rimaste uccise almeno 41 persone.

La leadership ucraina non ha rilasciato commenti ufficiali su Belgorod, come avviene per tutti gli attacchi in territorio russo. Tuttavia, riferiscono le trasmissioni in lingua russa della Bbc, secondo alcune fonti interne ai servizi segreti ucraini l’attacco a Belgorod sarebbe una ritorsione per i bombardamenti del 29 dicembre sui centri abitati ucraini. Sempre stando a ciò che riporta la Bbc, a Belgorod l’Ucraina avrebbe preso di mira esclusivamente infrastrutture militari, e il fatto che ci siano state vittime civili sarebbe da imputare unicamente agli “errori e all’imperizia della contraerea russa”. Nel fine settimana, la Russia ha bombardato diversi obiettivi civili in tutta l’Ucraina, soprattutto nella regione di Charkiv, nel nordest del paese, ma anche a Odessa, a sud, e a Leopoli, a ovest. A Charkiv è stato colpito anche un hotel del centro spesso usato dai giornalisti. Nel bombardamento sono rimasti feriti due collaboratori della tv tedesca Zdf. Il ministero della difesa russo ha fatto sapere che l’attacco all’albergo era mirato: Mosca sostiene che nella struttura ci fossero “mercenari stranieri” e agenti dei servizi segreti ucraini implicati nell’attacco a Belgorod.

Un paese più forte

Neanche il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha nominato esplicitamente gli avvenimenti recenti nel suo discorso di fine anno. Si è limitato a celebrare la forza degli ucraini e la loro volontà di combattere, che si manifesta tanto al fronte quanto nello sforzo per tenere in piedi le infrastrutture e l’economia. “Purtroppo la guerra ha spaccato le famiglie, portando via ai genitori i figli e le figlie. Allo stesso tempo, però, ci ha uniti, rendendoci un’unica grande famiglia. E questo è il momento di rimanere uniti”. Nella “lotta per il nostro paese, per la nostra libertà e per la nostra vita”, ha continuato Zelenskyj, l’Ucraina è diventata più solida. Lo stesso hanno fatto i suoi cittadini, che oggi sono più forti “dei blocchi e dei veti, dei dubbi e dello scetticismo” dei paesi occidentali, ha osservato il presidente ucraino, riferendosi al fatto che alcuni partner stranieri sono sempre meno disponibili ad aiutare l’Ucraina. Con l’avvio dei negoziati per l’adesione all’Unione europea, Kiev ha ottenuto una “vittoria storica” che presto porterà alla “piena adesione a un’Europa forte, che si estenderà da Lisbona a Luhansk”.

Zelenskyj ha poi ringraziato tutti i cittadini che “hanno lavorato, combattuto o fatto donazioni” per la causa ucraina, sottolineando che, nella lotta contro lo stato russo, “la più grande organizzazione terroristica del mondo”, i soldati non hanno “ceduto un solo chilometro della nostra libertà”. E ha esortato la popolazione a continuare a combattere: “La vittoria non ce la regalerà nessuno, bisogna conquistarla sul campo”. Al termine del discorso, Zelenskyj ha ringraziato anche i sostenitori dell’Ucraina e ha detto che nel 2024 la fabbricazione di armi sul territorio nazionale, con la produzione di “almeno un milione di droni Fpv” (first person view, pilotabili a distanza attraverso una telecamera), avrà un ruolo chiave nel determinare il corso della guerra. ◆ sk

Da sapere
Missili e droni

◆ Il 2 gennaio 2024 la Russia ha attaccato con missili e droni varie città ucraine, tra cui la capitale Kiev, la città nordorientale di Charkiv e la regione di Zaporižžja: almeno cinque persone sono morte e altre 130 sono rimaste ferite. Il 29 dicembre 2023 Mosca aveva lanciato uno dei più pesanti bombardamenti dall’inizio della guerra, colpendo Kiev, Odessa, Dnipro, Charkiv e Leopoli e uccidendo 41 persone. Il 3 gennaio, il Cremlino ha affermato di aver abbattuto una decina di missili ucraini diretti contro la città russa di Belgorod, dove il 30 dicembre 24 persone erano morte in un precedente attacco missilistico ucraino. Reuters


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Questo articolo è uscito sul numero 1544 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati