La mattina del 29 dicembre dense colonne di fumo si innalzavano nel cielo di Kiev. Secondo il ministro dell’interno ucraino Ihor Klymenko l’esercito russo ha colpito in tre punti della capitale e ha effettuato 158 attacchi con droni e missili in tutto il paese. È una delle più grandi operazioni aeree dall’inizio dell’invasione, nel febbraio 2022. L’aeronautica di Kiev sostiene di aver abbattuto 114 dei 158 droni e missili lanciati dalla Russia. Oltre che a Kiev, ci sono state vittime anche a Leopoli, Dnipro, Zaporižžja, Odessa, Charkiv. Il bilancio complessivo degli attacchi del 29 dicembre è di 41 morti e 160 feriti.

“Sono stato fortunato”, dice al Kyiv Independent Oleksandr Lytvyn, autista di 32 anni sfuggito alle bombe a pochi metri da un magazzino in fiamme. Altri hanno avuto una sorte peggiore.

Poco prima l’amministrazione comunale di Kiev aveva comunicato che dieci persone erano rimaste intrappolate sotto le macerie. Otto sono state salvate.

Gli attacchi hanno danneggiato diversi palazzi residenziali, negozi e una stazione del métro. Fuori della capitale le forze russe hanno colpito alcuni grattacieli, una scuola, un centro commerciale, un ospedale e altre strutture civili.

Il portavoce dell’aeronautica Jurij Ihnat ha dichiarato che un attacco di simile portata “non si vedeva da tempo”, aggiungendo che l’esercito russo ha usato ogni tipo di missile a sua disposizione, eccetto i Kalibr. La difesa ucraina ha abbattuto più di trenta missili lanciati su Kiev. Secondo lo stato maggiore, i russi hanno anche cercato di distruggere infrastrutture militari e industriali.

Jevhen Čyževsky, un quarantenne impiegato nel magazzino colpito, ha saputo dell’attacco mentre andava al lavoro: “Sono arrivato e ho trovato tutto in fiamme. Ma i miei colleghi sono vivi e questo è l’importante”. “Era tutto normale. E poi, bum!”, dice Čyževsky, osservando lo scheletro carbonizzato dell’edificio. “I macellai ci hanno augurato buon anno”.

Nel distretto di Lukjanivka gli operai sono già al lavoro per sostituire i vetri infranti con pannelli di legno. Olena, residente del quartiere, ha visto i missili da vicino. “Ero alla finestra. Mi sono passati davanti agli occhi”, racconta. “Erano due, uno dopo l’altro. C’è stato un rumore fortissimo”. Miracolosamente, le finestre di casa sono rimaste intatte, ma la porta è stata divelta. Olena non usa mezzi termini per esprimere i suoi sentimenti verso i russi: “Pezzi di merda. Onestamente non riesco a trovare le parole per descrivere cosa penso di loro”, dice. “Dobbiamo colpire il Cremlino e Mosca. Forse allora le cose cambieranno”.

Lina Vasylivna, che ha 66 anni e fa la portiera a pochi passi da dove è avvenuto l’attacco, ha insistito affinché pubblicassimo il suo nome e patronimico. Davanti ai missili che hanno colpito Lukjanivka non si è scomposta. Si è ferita alle mani nel tentativo di rimuovere i vetri dalla strada. “Vivo al quattordicesimo piano. Nei rifugi non ci vado più”, racconta.

Olena e altre vittime degli attacchi russi su Kiev hanno ricordato anche i bombardamenti sulle altre città ucraine. A Dnipro, dove i russi hanno colpito un centro commerciale e un ospedale, sono morte sei persone, tra cui un bambino e un agente di polizia. I feriti sono stati 28.

Anche se il bilancio è meno grave di quello di Kiev, a Dnipro la paura e l’angoscia seguite all’attacco contro un ospedale sono state più forti. “Quando il missile russo ha colpito l’edifico, nel reparto maternità c’erano dodici donne in travaglio e quattro neonati”, ha detto il governatore Serhij Lysak. Gli infermieri e i pazienti si sono messi al riparo appena hanno sentito le sirene. A quanto pare nell’ospedale non ci sono state vittime. ◆ as

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1544 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati