Édouard Louis a Berlino, 2018. (Phil Dera, Laif/Contrasto)

“Il corpo è l’espressione materiale della violenza del mondo sociale”, ha detto lo scrittore francese Édouard Louis in un’intervista al settimanale New Statesman. “Per me i corpi esprimono il mondo, la società. Se esponi i corpi in modo corretto, esponi il mondo in modo corretto”.

Nel suo ultimo romanzo, Lotte e metamorfosi di una donna (pubblicato in Italia dalla Nave di Teseo), Louis mette al centro il corpo della madre e descrive come sia stato deformato dalle condizioni materiali in cui ha vissuto.

Richard Horton, direttore di Lancet, una delle più importanti riviste mediche del mondo, parte proprio da questo libro per il suo ultimo editoriale: “Costo della vita. Prezzi dell’energia. Tasse. Tassi d’interesse. Tassi di cambio. Inflazione. Questi indicatori stanno tracciando una nuova cartografia della crisi economica. Ma la politica dello sconvolgimento globale è stranamente astratta. Il dibattito pubblico è condotto per lo più in termini numerici. È clinico, nel senso di asettico, privo di sentimenti e freddamente distaccato dalla realtà umana. Eppure è proprio il corpo umano a subire gli effetti più duri della catastrofe sociale causata da un insieme tossico di guerra e inettitudine governativa. La nostra pelle è la tela su cui viene inciso il fallimento politico”.

Nancy Krieger, epidemiologa statunitense, ha scritto nel 2005 un saggio intitolato Embodying inequality, incarnare la diseguaglianza, in cui ha fatto tre affermazioni, riassunte da Horton: “In primo luogo, i corpi raccontano le storie delle condizioni della nostra esistenza, storie che devono essere ascoltate. In secondo luogo, le storie raccontate dai corpi possono non corrispondere perfettamente alle dichiarazioni di una persona. In terzo luogo, i corpi rivelano storie che le persone potrebbero non essere in grado di raccontare”.

Krieger e Louis insistono sul fatto che le dimensioni biologiche e sociali delle nostre vite sono intrecciate in modi che spesso vengono ignorati, ma che dovremmo invece ascoltare e imparare a decifrare. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1483 di Internazionale, a pagina 9. Compra questo numero | Abbonati