Un incontro al festival di Internazionale a Ferrara, 4 ottobre 2019. (Francesco Alesi)

Sono mille e cinquecento settimane che un gruppo di persone, all’inizio quattro e oggi quarantatré, legge centinaia di articoli usciti sui giornali di tutto il mondo alla ricerca di quelli più interessanti e sorprendenti; ne sceglie alcuni e li discute in una riunione che si svolge sempre il giovedì; alla fine di questa riunione decide quali pubblicare, in modo che siano vari per argomento, paese, fonte, lunghezza; li manda a dei traduttori e a delle traduttrici e contemporaneamente cerca delle foto da pubblicare accanto agli articoli, negozia i diritti di riproduzione, prepara gli impaginati, cerca l’immagine per la copertina o la commissiona; quando poi gli articoli sono tradotti, li rilegge una, due, tre, quattro e in certi casi cinque volte per verificarne la correttezza, lo stile, il rispetto delle norme tipografiche e redazionali, per correggerne i refusi; nel frattempo il lavoro di tutte queste persone è reso possibile da altre che si occupano di tenere in ordine i conti della società editrice, pagare i dipendenti, i collaboratori e i fornitori, comprare la carta per la stampa, vendere spazi pubblicitari, e in generale garantire il buon funzionamento della struttura; quando poi le pagine sono pronte, da mille e cinquecento settimane vengono spedite in formato digitale a uno stabilimento tipografico che si trova a centinaia di chilometri di distanza, dove squadre di tipografi stampano migliaia di copie, le confezionano e le caricano su camion che raggiungono prima dei centri di smistamento e poi ventunomila edicole sparse tra Bolzano e Palermo, mentre su altri camion altre copie raggiungono altri centri di smistamento e sono affidate a centinaia di portalettere; alla fine succede quello per cui tutto questo esiste e va avanti, e cioè che un certo numero di persone, poche all’inizio e diventate tantissime nel corso delle mille e cinquecento settimane, decide di prendere una copia di Internazionale, sfogliarla, leggerla tutta o in parte, e ripetere lo stesso gesto la settimana successiva; a questi lettori e a queste lettrici, dunque, è il momento di dire: grazie. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1500 di Internazionale, a pagina 7. Compra questo numero | Abbonati