Un liceo a Molfetta, in provincia di Bari, 16 settembre 2020. (Davide Pischettola, NurPhoto/Getty Images)

Il tono è quello asettico dei centri di ricerca: “Questo studio esplora la misura in cui le imprese multinazionali trasferiscono i loro profitti da paesi ad alta tassazione a quelli con tasse più basse per massimizzare i guadagni. Esaminando numerose aziende in tutto il mondo, la ricerca offre una visione chiara e dettagliata di come le pratiche di spostamento degli utili variano nei diversi settori, paesi e nel tempo”.

Il Joint research centre (Jcr) della Commissione europea ha analizzato più di due milioni di bilanci societari tra il 2009 e il 2020 studiando gli effetti del dumping fiscale, cioè il meccanismo con cui un paese offre trattamenti fiscali più favorevoli rispetto ad altri, attirando così imprese e investimenti esteri.

Gli economisti del Jcr hanno calcolato una “transumanza fiscale”, come l’ha definita Nicola Borzi sul Fatto quotidiano, di 13.500 miliardi di dollari trasferiti all’estero su un totale di 37.500 miliardi di utili societari. È il 36 per cento del totale.

“Gli azionisti italiani sono quelli più impegnati a sottrarre al fisco i profitti delle loro aziende”: su 789mila casi di trasferimento di utili presi in esame, quelli che hanno riguardato l’Italia sono il 9,2 per cento (72.385 casi in dodici anni), al secondo posto la Germania (8,3 per cento) e al terzo gli Stati Uniti (6 per cento).

Guardando invece alla classifica delle multinazionali, le prime dieci per volume di trasferimenti di profitti sono Apple, Exxon Mobil, Saudi Aramco, Microsoft, Samsung, Chevron, Shell, Walmart, At&t, Verizon, quindi in prevalenza aziende tecnologiche e petrolifere.

Ogni anno sono stati spostati all’estero 1.124 miliardi di dollari, equivalenti al pil dei Paesi Bassi. Il tutto, nota Borzi, con “la collaborazione delle grandi società di consulenza mondiale, di fiscalisti, commercialisti e soprattutto delle banche che fanno transitare i fondi”.

Le tasse non pagate su quei profitti sono soldi sottratti a scuole, ospedali, infrastrutture, pensioni, welfare. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1555 di Internazionale, a pagina 5. Compra questo numero | Abbonati