Nel 1910 il filosofo Georg Simmel scrisse Filosofia dell’avventura (oggi disponibile in una nuova traduzione commentata in Stile moderno. Saggi di estetica sociale, a cura di Barbara Carnevali e Andrea Pinotti, Einaudi). Nel saggio Simmel sosteneva che in ogni vita esistono alcuni segmenti autonomi ed eccezionali, le avventure appunto (non necessariamente sentimentali), episodi più o meno brevi, dotati di un inizio e una fine, che da un lato permettono di distaccarsi dal normale flusso dell’esistenza e dall’altro di coglierne più pienamente il senso.

Secondo Pietro Del Soldà, conduttore radiofonico, studioso di filosofia, divulgatore di successo, questo tipo di avventura (e in generale il distacco dalle abitudini) è il modo giusto per curare quelli che identifica come i grandi mali del nostro tempo: l’ossessione narcisistica che costringe a essere sempre sotto i riflettori, la dipendenza dagli altri e dai loro elogi per nutrire la propria autostima, l’incapacità di ragionare su tempi lunghi, restando schiavi dell’immediato. Per questo racconta, attualizzandoli, i profili di autori che hanno vissuto e rappresentato, in modi diversi, questo spazio autonomo: Erodoto nelle Storie,
Sartre nelle Mani sporche, Alexander von Humboldt nelle sue opere geografiche e Isabelle Eberhardt nei suoi racconti di viaggio, riuscendo a trasmettere al lettore la voglia di leggerli. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1461 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati