Con Ottobre, Ottobre Katya Balen scrive un libro dal sapore antico, in perfetto stile britannico e con un pizzico di fantasia che non guasta mai. Un libro fatto di luoghi, rumori, sentimenti contrastanti. C’è una figlia, Ottobre appunto, narratrice dell’intera vicenda, che racconta la sua “storia” cercando di darle una forma, una cornice, una direzione. Katya Balen riesce a fare il perfetto ritratto di una ragazza inquieta, lacerata, creativa, piena di amore ma anche di odio. Ottobre oscilla tra due poli. Uno è il padre amatissimo e la sua vita insieme a lui nella foresta. Poi, dopo un catastrofico incidente del padre, la madre non amata e la sua vita a Londra, una vita che soprattutto all’inizio del suo soggiorno lei detesta. Katya Balen cerca di farci vedere i personaggi nella loro funzione: la madre non è così detestabile, ma è la lacerazione, la spaccatura dell’ordine familiare a far stare male Ottobre. E la dicotomia foresta-libertà e città-prigione enfatizza tutto. Un personaggio importante è un barbagianni che incontriamo nelle prime righe del romanzo e che Ottobre salva, cura, porta con sé a Londra e qui ha un’altra chance, di tornare in natura. Il barbagianni in fondo è un alter ego della ragazza. Che anela a quella natura più di se stessa. Una natura senza internet, social, like e cuoricini. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1534 di Internazionale, a pagina 93. Compra questo numero | Abbonati