D opo aver saputo dell’omicidio di Samuel Paty, l’insegnante la cui morte nel 2020 per mano di un islamista radicale ha sconvolto la Francia, la storica e giornalista Valérie Igounet ha pensato che avrebbe voluto scrivere un libro su di lui. Paty, colpevole di aver mostrato ai suoi studenti alcune vignette sul profeta Maometto durante una lezione sulla libertà di espressione, è stato assassinato nei pressi della scuola media della periferia parigina in cui lavorava. “Volevo che gli studenti di Samuel Paty potessero leggere il mio libro”, spiega Igounet. “Ed era ovvio che un tomo da trecento pagine pieno di note avrebbe avuto un pubblico molto diverso”.

Così Igounet ha deciso di fare un fumetto. Crayon noir, prodotto insieme all’illustratore Guy Le Besnerais, è stato pubblicato a ottobre. Il libro ricostruisce meticolosamente gli eventi che hanno portato all’uccisione dell’insegnante, raccontando nel frattempo la sua vita quotidiana in classe. Le illustrazioni di Le Besnerais sono accompagnate dagli appunti di Paty, da ritagli di giornale e da messaggi scambiati dagli studenti nelle settimane precedenti all’omicidio.

Secondo la società specializzata in ricerche di mercato GfK, oggi su quattro libri venduti in Francia uno è un fumetto. Sempre più spesso i fumetti trattano di vicende reali raccontate da giornalisti e storici. Nell’ultimo anno sono stati pubblicati titoli come Mbs: l’enfant terrible d’Arabie Saoudite, una biografia del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman firmata da Antoine Vitkine e Christophe Girard; À quoi pensent les russes, basato sulle conversazioni avute dal vignettista Nicolas Wild durante un viaggio in Russia nel 2022; e À qui profite l’exil? di Taina Tervonen e Jeff Pourquié, ebook che analizza le dinamiche economiche delle migrazioni in Europa.

Questa tendenza è stata evidenziata dal Festival internazionale del fumetto di Angoulême, uno degli appuntamenti più importanti a livello mondiale per il settore, che si è svolto dal 25 al 28 gennaio.

Crescita progressiva

Matthieu Vincenot, gestore di Bulles en Tête, un negozio di fumetti di Parigi, racconta che la sezione “non fiction” è cresciuta progressivamente dopo l’apertura dell’attività, due anni fa. “Abbiamo deciso di creare uno spazio a parte perché questi fumetti sono molto popolari”, spiega, indicando tre scaffali all’ingresso del negozio. “I lettori sono molto eterogenei. Ci sono persone che sono aggiornati sull’attualità e altre che non la seguono affatto e imparano attraverso i fumetti, perché sono più facili da leggere”.

La libreria parigina Bulles en Tête (Violette Franchi, The New York Times/Contrasto)

Anche se in Francia i fumetti non fiction stanno vivendo una grande ascesa, Vincenot sottolinea che non sono una novità. Il genere è infatti nato negli Stati Uniti con il nome di comics journalism (o graphic journalism), grazie a pionieri come Joe Sacco, vignettista e giornalista che nel 1993 pubblicò Palestina. Una nazione occupata. Basato su un viaggio a Gaza nel 1991, di recente il libro è stato ripubblicato per soddisfare la domanda cresciuta dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre e la rappresaglia ancora in corso da parte di Israele.

L’interesse verso il Medio Oriente ha favorito il successo di Histoire de Jérusalem, libro a fumetti curato dallo storico Vincent Lemire e dal vignettista Christophe Gaultier, tra i più venduti a gennaio.

Il caso dell’alga verde

Vincenot ritiene che il giornalismo a fumetti abbia preso piede in Francia intorno al 2015 con la pubblicazione di titoli come L’affaire des affaires, un tomo di settecento pagine basato su un’inchiesta sul caso Clearstream, che nel 2006 aveva coinvolto il primo ministro Dominique de Villepin. Sono seguiti altri successi, tra cui Algues vertes, l’histoire interdite, un’indagine sull’inquinamento da alghe sulla costa bretone, recentemente portata sul grande schermo.

Una parte di Algues vertes è uscita inizialmente sulla Revue Dessinée, un mensile che dal 2013 pubblica inchieste sotto forma di fumetti. Rivolta a un pubblico adulto, la rivista presenta reportage in formato accessibile e piacevole.

“Così è meno pesante”, spiega Isabelle Saporta, a capo della casa editrice Fayard che è specializzata nella saggistica, e di recente ha inaugurato una sezione dedicata ai fumetti, Fayard Graffik. “Se vogliamo continuare a innovare dobbiamo raggiungere i più giovani”.

Saporta sottolinea che i fumetti, anche se più costosi da produrre rispetto ai saggi, presentano diversi vantaggi. Per esempio sono più corti e dunque più facili da tradurre. Inoltre si prestano alle trasposizioni cinematografiche.

Il primo fumetto pubblicato da Fayard Graffik, Le théorème du Vaquita, è basato su indagini sui diritti degli animali e la biodiversità condotte per anni dal giornalista Hugo Clément per il programma televisivo francese Sur le front. Scritto con Vincent Ravalec e illustrato da Dominique Mermoux, il libro segue Clément dai rifugi dei gorilla in Uganda fino al golfo della California, dove vivono ancora dieci esemplari di vaquita, la specie di focena da cui prende il titolo il libro.

“Ho una memoria molto visiva”, spiega Clément. “Ricordo le cose più facilmente quando vengono presentate in un grafico o in un diagramma. Questa è la forza dei fumetti: cose complicate possono essere spiegate in modo semplice, mantenendo i fatti fondamentali”.

Le illustrazioni hanno permesso a Clément di proporre immagini che non potevano essere trasmesse in tv. In una grande tavola di Le théorème du Vaquita è spiegata una tradizione delle isole Faer Øer, nel nord dell’Atlantico, conosciuta come grindadráp: i pescatori spingono centinaia di cetacei in una baia poco profonda, dove li massacrano. Nel fumetto, i disegni di Mermoux non risparmiano dettagli raccapriccianti. L’unico colore della pagina è il rosso fiammante del sangue degli animali che si riversa in mare.

“Con le illustrazioni puoi far vedere cosa è accaduto senza filtrare le scene più spaventose”, spiega Clément. “La forza dei fumetti è che trasmettono molte emozioni. Questo li rende strumenti molto efficaci per coinvolgere un pubblico più ampio”. ◆ gim

Da sapere
Il Fauve d’or a Daniel Clowes

◆ Il premio principale della 51a edizione del festival internazionale di Angoulême è stato vinto da Daniel Clowes con Monica (Coconino Press), considerato il capolavoro del fumettista statunitense. Pochi giorni prima, Clowes si era visto “soffiare” il Grand prix 2024, prestigioso premio alla carriera, dalla britannica Posy Simmonds. La giuria presieduta dal musicista Thomas Bangalter ha premiato anche la franco-coreana Sophie Darcq per Hanbok. Le Monde


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Questo articolo è uscito sul numero 1548 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati