Il paradiso esiste e si trova a un’ora e mezza di macchina da Johannesburg. Ospita antilopi al pascolo e accoglie cento specie diverse di uccelli. Ci sono anche un piccolo supermercato, un bar dove si può giocare a freccette, un biliardo, una piscina all’aperto e una scacchiera gigante. Al mio arrivo un gruppo di giardinieri sta tagliando i prati. Di fatto con le loro tute da lavoro blu rappresentano una specie invasiva, perché qui quasi chiunque è nudo.

Il SunEden è un resort per naturisti, l’unico al mondo che permette di partecipare a un safari senza vestiti. Al primo impatto non sembra un granché. Certo è grande quanto una cinquantina di campi da calcio e c’è anche un fuoristrada per il safari, ma la fauna selvatica è poca: una decina di ungulati e qualche mangusta. Per fare sul serio bisogna andare dai vicini, che gestiscono riserve naturali con leoni, elefanti e rinoceronti. Ma lì, per ora, i vestiti sono obbligatori. In ogni caso, gli affari del SunEden vanno a gonfie vele. Oggi è una giornata speciale. Tra gli ospiti c’è una coppia naturista belga molto famosa nell’ambiente. Sotto il nome Naked Wanderings, Nick De Corte, 40 anni, e Lins Van Wambeke, 36 anni, hanno moltissime visualizzazioni su YouTube, Instagram e Facebook.

Lofty Ludge, 69 anni, responsabile marketing del SunEden è al settimo cielo: due celebrità belghe e un giornalista dei Paesi Bassi faranno aumentare i clienti che arrivano dall’Europa. Al mattino presto Ludge ricorda sul gruppo WhatsApp dei residenti (venti delle 46 case del resort sono abitate in modo permanente) il giro previsto per oggi. Parteciperanno tutte le persone più importanti del panorama naturista sudafricano, e avranno solo un costume adamitico e il telo sottobraccio. Ci saranno il presidente dell’associazione naturista nazionale e la più celebre coppia di nudisti del paese. Ludge si fa attendere perché sta girando un video con Nick De Corte e Lins Van Wambeke. Bert, che si occupa della manutenzione del resort e che per comodità oggi indossa dei pantaloncini, guiderà l’auto con cui faremo il safari.

Siccome non c’è spazio per tutti, Ludge ci segue a piedi raccontandoci la storia di questo posto. Il resort è stato fondato nel 1995 vicino alle grotte calcaree in cui furono rinvenuti i resti dei nostri primi antenati. Ai tempi c’era solo una fattoria, un magazzino e una cisterna d’acqua. Costruirono la piscina e il campeggio per le roulotte. Quando gli affari cominciarono a ingranare arrivarono i ponticelli in legno e i tetti di canna. I sei fondatori, tre coppie, comprarono i 34 ettari di terreno dopo il fallimento del loro amato Beau valley, un resort naturista aperto da Beau Brummel, che fu il primo, nel reazionario Sudafrica, a farsi intervistare nudo in tv. Dopo che gli azionisti del Beau valley lo accusarono di commerciare materiale pornografico, Brummel fu espulso dalla Federazione naturista internazionale. Lui disse che le cose non stavano così e che gli azionisti gli si erano rivoltati contro quando aveva accolto nella Beau valley naturisti omosessuali e neri.

Al SunEden non c’è spazio per queste faccende, spiega il responsabile, discutendo dell’essenza del nudismo. “Non ha nulla a che fare con il sesso. Il naturismo è sinonimo di vita all’aria aperta, in simbiosi con la natura. Le coppie e le famiglie sono sempre benvenute”. I single possono venire qui solo se fanno parte della Federazione naturista internazionale.

Ludge non può evitare che a volte ci siano anche degli scambisti. “Non riesci certo a capirlo dall’aspetto”, dice. Chi infrange le regole finisce sulla lista nera dell’associazione naturista sudafricana. Ludge ricorda quando arrivò un pullman pieno di uomini ubriachi, “ovviamente volevano entrare per spiare le donne”, dice. Neanche per queste persone c’è posto.

Bert si ferma: “Guardate!”. Van Wambeke scatta dal sedile. Dietro un cespuglio riposa un blèsbok, un’antilope tipica del Sudafrica, con un cucciolo.

Il ruolo della chiesa

Il naturismo nacque in Germania tra ottocento e novecento dal Lebensreform (Riforma della vita), un movimento culturale che rifiutava l’industrializzazione e l’urbanizzazione. Attraverso le migrazioni la cultura del corpo libero raggiunse gli Stati Uniti, l’Australia e il Sudafrica. Il primo posto sicuro per i nudisti sudafricani fu Sandy Beach, una spiaggia naturista poco distante da Città del Capo. Un tempo popolare tra ministri e diplomatici, oggi è in voga anche tra la comunità gay per il sesso più o meno occasionale. A differenza della Germania, che offre una ricca scelta di spiagge e parchi per naturisti, le opzioni per i sudafricani sono poche. Secondo Ludge, qui almeno una persona su cinque pratica il nudismo casalingo, quindi dodici milioni di uomini e donne. Ludge spiega che in Germania i nudisti sono sei milioni, mentre per il Sudafrica non ci sono cifre ufficiali. Qui girare nudi è ancora un tabù e la colpa è della chiesa. La chiesa riformata dei Paesi Bassi in Sudafrica ha un milione di fedeli ed è molto influente nella comunità afrikaner. Ludge è cristiano, così come Christo e Lana Botha, entrambi di 58 anni, ferventi nudisti casalinghi. Però quando i nipotini vanno a trovarli indossano i vestiti. Christo è presidente dell’associazione naturista sudafricana. “La chiesa è un ostacolo, sì. Quando noi eravamo giovani, il naturismo era praticato soprattutto da persone provenienti da ambienti afrikaner conservatori. Oggi aumentano soprattutto i giovani naturisti neri”.

Vonks Nkuna, 37 anni, che si occupa di finanza, e Layla Mahlomuze, 32 anni, modella di nudo, spiccano tra i sederi bianchi degli ospiti di oggi. Nkuna, un nudista noto per andare spesso ospite in radio e in tv, ha scritto un libro, Excuse my nudeness, sul suo coming out da naturista. Durante il primo soggiorno al SunEden fu protagonista di una scenetta divertente. Era talmente nervoso che rimase chiuso fuori dalla sua auto. Per entrare provò a forzare la portiera “Un gesto molto sospetto, avevo paura delle reazioni degli altri”, racconta. Ma invece di chiamare la polizia, gli ospiti lo aiutarono. “Qui i pregiudizi svaniscono”.

Abbandonare i vestiti è allo stesso tempo un atto di liberazione e di resistenza

Nkuna, di etnia shangaan, è cresciuto in un centro rurale ed è un fedele del sionismo africano. “La mia chiesa cristiana sionista è austera: è vietato bere, fumare e mangiare carne di maiale e ci sono anche regole precise sull’abbigliamento. Avevo paura di dichiararmi nudista, ma ho scoperto che i miei timori erano infondati. Nessuno della comunità si è scandalizzato. Alcuni fedeli sono venuti da me e mi hanno detto: ‘A casa lo faccio da anni’”. Quello che lega i naturisti, sostiene, è il senso di liberazione: “Chi ha vincoli di ordine religioso o culturale sviluppa un interesse per la libertà e un’inclinazione alla resistenza”.

De Corte e Van Wambeke, di Naked wanderings, non sono oppressi. Cinque anni fa hanno venduto le loro proprietà a Gand e oggi girano il mondo come influencer a tempo pieno. Ricevono vitto e alloggio in cambio di pubblicità e fanno accordi di sponsorizzazione. “Abbiamo scoperto il naturismo grazie alla sauna”, spiegano.

De Corte concorda con Nkuna. In Sudamerica, dove la chiesa cattolica ha ancora parecchio peso, ha visto molti giovani abbandonare i vestiti in un atto di ribellione. L’oppressore per lui vive nella Silicon valley: e la pudicizia statunitense dei moderatori di Instagram, Facebook e Twitter, piattaforme con cui la coppia belga si guadagna da vivere. Devono pubblicare foto evitando capezzoli e organi genitali. Non molto tempo fa il loro account Instagram è stato bloccato per nudità eccessiva. Decine di migliaia di follower sono svaniti nel nulla. “Ma in poco tempo li abbiamo riconquistati tutti. Ora siamo a quota 54mila”.

Con visitatori provenienti da Germania, Paesi Bassi, Francia, Regno Unito e Stati Uniti, oltre che dal Sudafrica, il ­SunEden è ormai un nome di spicco a livello mondiale. Il lockdown è un ricordo e i turisti sono tornati. Per potenziare la promozione, Ludge ha assunto un’assistente, Anja Roberts, 38 anni, che nel mondo dei vestiti insegna all’università.

Sorseggiamo una bibita fresca a bordo piscina, Anja racconta del nuovo record di immersione da nudi stabilito qui a settembre: 370 partecipanti. Il record precedente era di 287. “C’era la musica a palla, non finivamo più. Per le coppie che erano qui per un weekend lontano dai figli non dev’essere stato molto rilassante”. Al ­SunEden si celebrano matrimoni naturisti e presto ci sarà spazio anche per il campeggio di lusso.

“Certo che è strano”, conclude Ludge. “Quando gli europei raggiunsero l’Africa per la prima volta, costrinsero le popolazioni locali a vestirsi. Ora invece vengono fin qui per girare nudi”. ◆fp

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Questo articolo è uscito sul numero 1497 di Internazionale, a pagina 72. Compra questo numero | Abbonati