Una parte della popolazione argentina ancora non si accorge dei risultati economici ottenuti da Javier Milei nel suo primo anno di governo, dal controllo dell’inflazione celebrato dalla stampa estera agli elogi degli organismi finanziari internazionali.

“Noi argentini siamo abituati ad adattarci a ogni situazione”, racconta il fabbro José Maria, 47 anni, mentre beve il mate con la famiglia. José Maria ha votato per Milei, perché era convinto che servisse un cambiamento. Ma non è chiaro quando le promesse del presidente ultraliberista di rilanciare l’economia porteranno benefici per tutti.

Dalla casa modesta di Marcelina Yedro, 68 anni, suocera di José Maria, si nota che i precedenti governi di destra e sinistra non hanno ridotto la disuguaglianza sociale. Siamo a Villa Azul, una delle villas principali, le baraccopoli, della zona metropolitana di Buenos Aires, il cosiddetto conurbano. Questa zona con case precarie e strade sterrate e strette, senza accesso al sistema fognario e all’acqua potabile, è stata sempre trascurata, ma è diventata tristemente famosa durante la pandemia. Qui infatti sono scoppiati i primi focolai di covid-19 nel paese.

Una strada molto stretta separa il municipio di Avellaneda – con spazi verdi e case antiche e ben conservate accanto a edifici residenziali nuovi costruiti dal comune – da quello di Quilmes, dove si trova Villa Azul. “Segna un confine chiaro”, affermano i residenti.

Nata nella provincia di Misiones, alla frontiera con il Brasile, Marcelina Yedro vive a Villa Azul da più di quarant’anni con undici figli. Uno è morto in una sparatoria. Il traffico di droga e la violenza sono diffusi. È abituata alle privazioni, ma ammette che di recente sono più frequenti: “Mio figlio mi chiede come faccio ad arrivare alla fine del mese. Il 20 ho già finito tutti i soldi”, racconta. “Ci priviamo di molte cose. Il pollo è più economico del resto della carne. Il gas è passato da mille a diecimila pesos”.

È preoccupata per i nipoti perché non c’è più lavoro per i giovani. “Non si sente più parlare di cantieri, di scuole, palazzi, ospedali. È tutto fermo”. È una realtà innegabile: Milei ha fermato le opere pubbliche; tra gennaio e ottobre il settore edile ha registrato un calo di quasi il 30 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023.

Inflazione più bassa
Inflazione mensile in Argentina da quando Milei è stato eletto presidente, percentuale (Fonte: Indec, Folha de S.Paulo)

Il presidente e i ministri sostengono che l’economia abbia toccato il fondo e che finalmente stia cominciando a risalire. Mostrano grafici incoraggianti che non hanno molto senso per la popolazione. In un paese con un debito pubblico che ha raggiunto il 158 per cento del pil (dati del quarto trimestre del 2023), Milei ha tagliato la spesa pubblica del 30 per cento. Secondo lui i salari si stabilizzeranno presto e l’arrivo degli investitori internazionali creerà nuovi posti di lavoro.

Un momento difficile

“La situazione è addirittura peggiorata. Il governo precedente non gestiva bene l’economia, ma almeno manteneva alcune importanti misure sociali”, dice Bárbara Couto, sociologa dell’Universidad nacional de General Sarmiento, nella provincia di Buenos Aires. “Quest’esecutivo ha smantellato lo stato, puntando tutto sul mercato e senza preoccuparsi dei salari”.

Disuguaglianze più forti
Persone il cui reddito non basta per comprare i prodotti del paniere alimentare di base e pagare le spese per energia, acqua e trasporti, % (Fonte: Indec, Folha de S.Paulo)

Il potere d’acquisto è precipitato e sono crollati i consumi: a ottobre sono stati il 20,4 per cento in meno rispetto allo stesso mese del 2023. È il calo più sensibile degli ultimi dieci anni, anche se secondo la società di consulenza Scentia (che ha raccolto questi dati) il paragone con il 2023 è fuorviante, perché le cifre risentivano delle manovre del governo peronista per controllare i prezzi in vista delle elezioni.

Margarita Barrientos, 63 anni, è una delle attiviste sociali più note del paese. Nel 1996 ha fondato con il marito la mensa comunitaria Los Piletones a Villa Soldati, un quartiere povero di Buenos Aires. Ogni giorno si servono tra i 2.500 e i tremila pasti. Oltre alla mensa oggi c’è anche uno spazio per gli anziani, una clinica dentale gratuita, un asilo nido e un centro di accoglienza per donne e bambini vittime di violenza domestica.

Da venticinque anni Barrientos riceve un finanziamento dalla Banca mondiale per comprare da mangiare, ma oggi è tutto più difficile. “Prima con un milione di pesos (950 euro) avevamo un camion pieno di provviste, ora non ce la facciamo”.

Con Milei la situazione è peggiorata. “Non c’è più comunicazione. Prima ricevevo aiuto per trasportare i medicinali e le sedie a rotelle. Inoltre non mi piace il modo in cui il presidente si comporta con le persone. È maleducato”. Barrientos non ricorda un momento così difficile: “Sono scoraggiata”, ammette.

Milei si è insediato pronunciando un discorso duro contro le mense sociali, che ha definito corrotte. Tante persone che vivono vicino alle mense sono d’accordo, ma allo stesso tempo sottolineano che offrono un servizio importante.

Invece Milei è ottimista. “Abbiamo messo un lucchetto all’equilibrio fiscale e abbiamo buttato la chiave. Otterremo investimenti di ogni tipo, perché il denaro si comporta come un essere vivente, cerca le migliori condizioni per svilupparsi”, ha detto qualche giorno fa. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1593 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati