Nel settembre 2023 il controllo della regione del Nagorno Karabakh è tornato all’Azerbaigian, dopo più di trent’anni di amministrazione armena. Pochi giorni prima il premier armeno Nikol Pashinyan aveva definito “un errore strategico” la storica scelta del suo paese di affidarsi alla Russia come garante della propria sicurezza. E subito dopo, con il Nagorno Karabakh ormai in mano azera, i politici armeni hanno sollevato i primi dubbi sulla presenza delle truppe russe nella zona contesa (i soldati di Mosca hanno cominciato a lasciare la regione il 17 aprile 2024) e in territorio armeno, sottolineando la necessità di trovare nuovi alleati.

Il 5 aprile scorso a Bruxelles si è svolto un incontro trilaterale tra Armenia, Unione europea e Stati Uniti, in cui sono stati stanziati 335 milioni di euro in aiuti per “il rafforzamento democratico ed economico” dell’Armenia e altri fondi per gli armeni del Karabakh. Il governo azero ha reagito dichiarando che l’incontro era l’ennesima dimostrazione della “posizione filo-armena” dell’occidente, mentre Mosca ha parlato di “orientamento antirusso”.

“Resistere alla forza di attrazione di Mosca è difficile e perfino pericoloso. Ma non provarci è peggio”, spiega Richard Giragosian, del Centro di studi regionali di Erevan. Inoltre ora l’Armenia ha un’occasione d’oro: “La Russia è distratta dall’invasione dell’Ucraina e per l’Armenia si è aperto un varco grazie a un interesse occidentale senza precedenti”.

La seconda guerra del Nagorno Karabakh era scoppiata nel settembre del 2020 e si era conclusa due mesi dopo con una tregua e l’invio di duemila soldati di pace russi nella regione, convincendo gli armeni che la loro sicurezza fosse in buone mani. Poi, nel settembre 2023, l’Azerbaigian ha lanciato un’offensiva lampo per riprendere il controllo dell’enclave, e i soldati russi sono rimasti a guardare mentre centomila armeni fuggivano dal territorio conteso. Nonostante la Russia si presenti come “paese fratello” e ospiti la più grande diaspora armena del mondo, la fiducia degli armeni in Mosca si è deteriorata. “D’altra parte le relazioni poggiavano su fondamenta instabili. Senza il Karabakh e le garanzie di sicurezza, l’Armenia non ha più bisogno dei russi”, dice Areg Kochinyan, del Centro di ricerca sulla politica di sicurezza di Erevan.

“La rabbia nei confronti della Russia è perfettamente comprensibile, considerata l’amicizia che ha legato a lungo i due paesi”, sottolinea la giornalista armena Gaiane Yenokian. “Ma è chiaramente colpa del governo di Erevan se il Nagorno Karabakh è caduto in mano agli azeri”.

A febbraio Pashinyan ha annunciato che l’Armenia aveva “congelato” la sua partecipazione all’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Csto, guidata dalla Russia) a causa della mancata risposta alle richieste di aiuto armene durante l’ultimo conflitto. Oltre a ciò, in un’intervista all’emittente France 24, il primo ministro armeno ha accusato il Cremlino di aver imbastito una campagna contro di lui e di aver “istigato la popolazione armena a rovesciare il suo governo”.

Amici ingombranti

Considerato che la Russia fornisce all’Armenia gran parte della sua energia e che è la sua prima partner commerciale, Erevan resta fortemente dipendente dai russi sul piano economico. Ma sul fronte della sicurezza le cose sono cambiate. Diversi analisti ritengono quindi che l’Armenia debba rivedere la sua dipendenza da Mosca e stringere progressivamente nuovi legami con l’occidente. “Ovviamente la Russia può vendicarsi e punirci per le nostre decisioni”, sottolinea il politologo Areg Kochinyan. “Il problema è capire fino a che punto possiamo reggere le sue pressioni”.

Intanto Erevan ribadisce che l’avvicinamento all’occidente non implica un abbandono totale della Russia. Pashinyan ha parlato di “diversificazione” della politica estera. L’Armenia, per esempio, si è rivolta all’India per assicurarsi un carico di armi dopo che Mosca aveva posticipato una consegna già concordata. Anche la Francia rappresenta un altro partner importante sotto il profilo della sicurezza e delle forniture militari. E il fatto che un paese formalmente alleato della Russia riceva armi da un paese della Nato è significativo.

Tuttavia esiste un enorme ostacolo all’emancipazione dell’Armenia dal Cremlino: l’esercito russo. Dal 1995 la 102a base militare russa è a Gyumri, la seconda città del paese, e secondo un accordo firmato nel 2010 ci rimarrà fino al 2044. Inoltre i soldati russi sono ancora presenti lungo i confini armeni con Azerbagian, Turchia e Iran.

Quando a febbraio le forze azere hanno attaccato il villaggio di confine di Nerkin Hand, il consiglio di sicurezza armeno ha accusato le forze russe di aver impedito l’accesso a una missione dell’Unione europea, notizia confermata dalle autorità di Bruxelles in Armenia. “I russi non hanno protetto la frontiera, anzi l’hanno resa più vulnerabile”, ha detto Alen Simonyan, presidente del parlamento di Erevan. In seguito a quest’incidente, il governo armeno ha intimato alle guardie di frontiera russe, che fanno parte del servizio di sicurezza federale russo, di lasciare entro agosto l’aeroporto internazionale Zvartnots, dove si trovano dal 1992.

Ma anche se la secolare alleanza tra Armenia e Russia traballa, l’opposizione armena sembra poco incline ad avvicinarsi troppo all’Europa. “È giusto farsi nuovi amici, però non bisogna dimenticare quelli che già si hanno”, sottolinea Agnesa Khamoyan, parlamentare del partito Alleanza armena. Secondo lei, il governo deve chiarire quale ruolo hanno in territorio armeno sia le truppe dei paesi europei sia quelle russe. “La nostra principale preoccupazione è che l’Armenia finisca al centro di un conflitto geopolitico”, dice Khamoyan, precisando che in ogni caso l’opposizione non appoggia né giustifica il comportamento della Russia. Al momento non è chiaro che strada prenderà l’Armenia. L’incertezza dipende anche da quanto succede in Ucraina. “I russi non hanno risposto a una domanda fondamentale”, conclude Khamoyan. “Cosa ci succederà se usciremo dalla Csto?”. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1560 di Internazionale, a pagina 25. Compra questo numero | Abbonati