Attenzione a quel che si desidera. La classe dirigente monarchica-militare tailandese ha tentato per anni di liberarsi delle forze politiche riunite intorno al miliardario Thaksin Shinawatra. Ha usato due colpi di stato, vari processi e una spietata repressione del dissenso per mettere fuori gioco l’uomo d’affari e i suoi collaboratori. L’esercito è al potere dal 2014, da quando ha rimosso la sorella di Thaksin dalla carica di prima ministra. Eppure alle elezioni del 14 maggio 2023, il Pheu thai, l’ultimo partito legato a Thaksin, ha ottenuto un buon risultato ed è stato superato solo da un nuovo partito progressista. Il Phak kao klai, noto anche come Move forward (Andare avanti), ha conquistato 14 milioni di voti e 152 seggi, grazie al sostegno dei giovani elettori delle città che si sarebbero allontanati dall’ex primo ministro, un personaggio divisivo, condannato per corruzione in contumacia e con un passato di violazioni dei diritti umani. Il Phak kao klai ha quindi sottratto voti al Pheu thai, guidato dalla figlia di Thaksin. Insieme l’opposizione ha inflitto una dura sconfitta alle autorità e ha preso accordi per formare un governo di coalizione.

Questo non significa che ci riuscirà. Future forward, il predecessore del Phak kao klai, arrivato terzo alle elezioni nel 2019, era stato costretto a sciogliersi e il suo leader aveva dovuto dimettersi da deputato. Lo stesso potrebbe succedere a Pita Limjaroenrat, il leader del Phak kao klai. Per diventare premier ha bisogno dei voti dei senatori nominati dai militari, e molti hanno già detto che non glieli daranno.

Thaksin era riuscito ad affermarsi sulla scena politica facendo leva sul malcontento causato dalle disuguaglianze. A parte qualche sussidio, l’élite ha fatto poco per contrastarlo. Il colpo di stato del 2014 è stato un punto di svolta per molti giovani tailandesi. Se per i loro genitori l’esercito era una garanzia di stabilità, i ragazzi e le ragazze vedono il loro futuro minacciato da un governo autoritario e da una grave crisi economica. Mentre il vecchio sistema politico cerca di far tornare la Thailandia a un passato di sottomissione alle autorità, oggi gli elettori guardano al futuro. Si considerano cittadini, non sudditi. Come osserva il politologo Thitinan Pongsudhirak, “più i politici giocano sporco, più è probabile che le persone tornino in piazza a manifestare”. I vecchi sistemi non funzionano più e i fallimenti sono ogni volta più evidenti. Thaksin era solo un sintomo. Il vero problema dell’élite è se stessa. ◆ bt

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Questo articolo è uscito sul numero 1512 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati