Sul canale Telegram Ulybaemsja & mašem (Sorridi & saluta), con 9.500 iscritti, Viktor Lukovenko fa più mistero delle sue intenzioni che delle sue destinazioni. All’inizio di marzo, l’uzbeco di 39 anni, ex agente della rete di propaganda creata da Evgenij Prigožin (il capo della compagnia militare privata Wagner, morto nell’agosto 2023), si presentava sul social media come turista e blogger che visitava alcuni musei in Senegal, dopo essere stato in Burkina Faso e in Niger.

Dalla morte di Prigožin e dallo smantellamento della Wagner, Lukovenko continua a viaggiare per il continente, soprattutto negli stati politicamente instabili. Lo fa per conto di una struttura creata a Mosca nel settembre 2023: l’African initiative.

Sul suo sito si presenta come un’“agenzia di stampa russa specializzata negli eventi del continente africano”, che dedica particolare attenzione alla “lotta decennale dei paesi africani contro il retaggio neocoloniale” e alle “attività di soldati, imprenditori, medici e giornalisti” russi in Africa. Ha un corrispondente in Niger e uffici in Burkina Faso e Mali, tre stati del Sahel guidati da giunte golpiste che, dopo aver cacciato la Francia, hanno rafforzato la cooperazione militare ed economica con Mosca. L’African initiative si sta affermando come testa di ponte dell’influenza russa nel continente. Il suo obiettivo è permettere al Cremlino, attraverso i servizi di intelligence e i suoi propagandisti, di riprendere il controllo dell’apparato messo in piedi dal capo della Wagner.

Come la miriade di strutture che lavoravano per il progetto Lakhta della Wag­ner con lo scopo di ampliare l’influenza russa in rete, l’African initiative è accusata dal dipartimento di stato di Washington di “diffondere disinformazione sugli Stati Uniti e sui paesi europei”, con l’aiuto dei servizi segreti russi. In un comunicato del 12 febbraio Washington ha sottolineato che una delle prime campagne lanciate dell’African initiative serviva a “diffondere una teoria del complotto secondo cui le case farmaceutiche occidentali usano l’Africa per esperimenti di guerra biologica e per la sperimentazione illecita di farmaci”. Affermazioni che ricordano la propaganda sovietica: all’inizio degli anni ottanta, il Kgb (il servizio segreto sovietico) cercò di far credere che l’aids fosse un’invenzione statunitense.

Secondo un’inchiesta del sito The Insider, specializzato sulla Russia, il direttore dell’African initiative, Artëm Kureev, appartiene al quinto reparto dell’Fsb, il dipartimento per le operazioni internazionali dei servizi di sicurezza russi. “Sono un personaggio pubblico e il direttore della African initiative. Cosa che richiede tempo e impegno. Come potrei avere anche il tempo di lavorare per l’intelligence?”, ha risposto Kureev a Le Monde, negando che il suo sito diffonda disinformazione.

Come Lukovenko, “alcuni impiegati dell’African initiative sono stati reclutati dalle vecchie attività di Prigožin”, nota il dipartimento di stato americano. Per esempio, la vice caporedattrice del sito, Anna Zamaraeva, era un’addetta stampa della Wagner.

Arrivano gli Africa corps

Il 24 gennaio l’African initiative ha annunciato per prima su Telegram l’arrivo di “cento specialisti militari russi” degli Africa corps a Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, per sostenere la giunta. Secondo il ricercatore francese Maxime Audinet, le due organizzazioni formano il “nuovo ecosistema dell’influenza russa in Africa, che è stato ripreso in mano dal Cremlino dopo la morte di Prigožin. L’African initiative si occupa degli imprenditori e delle campagne di disinformazione già in atto, mentre gli Africa corps cercano di assorbire i mercenari della Wagner”.

Nelle settimane precedenti al loro arrivo a Ouagadougou, “l’African initiative aveva preparato il terreno per favorire l’accoglienza dei mercenari russi”, afferma una fonte dei servizi di sicurezza che lavora nel paese africano.

Nel novembre 2023 era stata lanciata a Ouagadougou un’associazione russo-burkinabé con lo stesso nome e un logo simile a quello dell’African initiative. L’obiettivo dichiarato era “rafforzare l’amicizia e la comprensione reciproca, la pace e l’armonia tra i popoli del Burkina Faso e della Russia”, attraverso attività culturali e sportive, come il primo “torneo di sambo Vladimir Putin” (il sambo è un’arte marziale russa).

In varie occasioni Lukovenko compariva in foto di eventi organizzati da quell’associazione, a testimonianza dei legami con l’African initiative di Kureev.

Come la Wagner aveva fatto nella Repubblica Centrafricana e in Mali, l’African initiative continua a tessere la sua tela nel continente sostenendo la creazione di realtà locali che servono sia da cassa di risonanza per la propaganda russa sia da centri in grado d’individuare personalità e gruppi della società civile pronti a diffondere quei messaggi.

Secondo il dipartimento di stato americano, l’African initiative recluta “giornalisti, blogger e utenti dei social africani per rafforzare l’immagine della Russia e denigrare quella di altri paesi”. A Ouagadougou, Lukovenko è stato avvistato il 19 febbraio con i dirigenti del gruppo editoriale burkinabé Savane Médias.

Secondo il collettivo All eyes on Wag­ner, Lukovenko usa lo pseudonimo Viktor Vasilev per coprire la sua vera identità. Ha infatti un passato criminale (ha trascorso cinque anni in prigione per un omicidio a sfondo razziale). Con l’African initiative mette a frutto le competenze acquisite quando lavorava per la Wagner. Prima è stato in Madagascar, dove nel settembre 2018 ha partecipato a una conferenza di Afric, un centro studi legato alla Wagner accusato di aver interferito in varie elezioni africane. Poi è andato a lavorare nella Repubblica Centrafricana a un “progetto umanitario per promuovere l’influenza russa attraverso le scuole”. Oggi gestisce uno dei tanti account che riprendono i post della African initiative sui social media.

“Dopo la morte di Prigožin la Russia sembra entrare in una seconda fase d’influenza sul continente africano”, si legge in un’analisi del collettivo All eyes on Wag­ner. “Replica le ricette che lui usava, combinando la proiezione della forza militare con la presenza online e offline, rompendo però con la possibilità di negare i legami ufficiali con queste realtà come faceva con il gruppo Wagner”. Mosca non solo mantiene le sue ambizioni africane, ma ormai le afferma apertamente. ◆ adg

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Questo articolo è uscito sul numero 1558 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati