Dal Portogallo alla Francia, una nuova ondata d’incendi sta imperversando nell’Europa sudoccidentale. Siamo di fronte a quelli che i vigili del fuoco chiamano incendi di quinta generazione: un insieme di roghi enormi e simultanei che mettono a dura prova i sistemi antincendio, arrivando in alcuni casi a minacciare anche i centri urbani.

Quello che sta succedendo in questi giorni in Europa è estremamente insolito. La cosa preoccupante è che si tratta solo di un’anticipazione di ciò che accadrà tra qualche anno. Quello che oggi consideriamo anomalo sarà presto la nuova normalità. Quando ci guarderemo indietro, tra dieci o quindici anni, il periodo che stiamo vivendo ci sembrerà mite al confronto.

Nel 2021 insieme ad altri scienziati ho pubblicato uno studio che prendeva in esame per la prima volta le differenze nell’andamento degli incendi nelle diverse regioni europee. Abbiamo analizzato come e perché la stagione degli incendi nell’Europa mediterranea varia nel tempo e nello spazio. I risultati ottenuti ci permettono di determinare perché l’attuale stagione degli incendi è estremamente anomala.

In Portogallo e nel sudovest della Francia di solito non ci sono grandi incendi nella prima metà di luglio. Lo stress idrico raggiunge il picco alla fine di agosto, quindi in passato all’inizio dell’estate gli incendi non erano né frequenti né estremi. Finora i roghi di grandi dimensioni nella prima metà di luglio erano comuni solo nell’est della penisola iberica, un’area più secca in cui la vegetazione diventa maggiormente infiammabile in minor tempo.

L’Europa sta diventando sempre più arida a causa dei cambiamenti climatici e dell’abbandono delle campagne, che uniforma il paesaggio e lo rende tutto secco allo stesso modo. È questa la causa dell’anticipo nella stagione dei roghi.

Nelle regioni d’Europa dove erano rari, come il Regno Unito e la Scandinavia, i grandi incendi stanno diventando più comuni

Questi grandi incendi non possono più essere controllati. Si esauriscono perché hanno bruciato tutto quello che c’era da bruciare o perché piove. Sprigionano la stessa energia di una o più bombe atomiche, e tutte le tecnologie di spegnimento si rivelano insufficienti.

Inoltre i grandi incendi stanno diventando sempre più grandi. In altre parole, la dimensione media degli incendi che sfuggono al controllo sta aumentando, perché aumenta la loro intensità.

Uno degli incendi nel sudovest della Francia ha distrutto più di ottomila ettari, il rogo più grande registrato nel paese negli ultimi trent’anni. Qualcosa di simile è successo qualche settimana fa sulla Sierra de la Culebra, nella provincia di Zamora, uno dei più grandi incendi mai registrati in Spagna. Non è la prima volta che ci troviamo di fronte a uno scenario di incendi di quinta generazione. Nel 1978 e nel 1985, per esempio, in Spagna ci sono stati più di 150 grandi roghi. Quello che è cambiato non è tanto il numero di incendi di grandi dimensioni, quanto il fatto che roghi molto intensi compaiono simultaneamente. Questo fenomeno non riguarda solo la Spagna, ma tutta l’Europa sudoccidentale.

Il fumo uccide

Purtroppo sappiamo che la frequenza e l’intensità delle ondate di calore aumenteranno con il cambiamento climatico. Quando avvengono episodi simili, la mortalità aumenta perché l’organismo è vittima di scompensi, che colpiscono in particolare le persone anziane o con patologie pregresse.

Durante le ondate di calore la qualità dell’aria peggiora notevolmente anche a causa degli incendi boschivi. Le immagini di Meteosat hanno mostrato, per esempio, che il fumo degli incendi nelle Landes francesi ha raggiunto la costa atlantica della Spagna.

Da sapere
Un picco dopo l’altro
Area cumulativa bruciata dagli incendi in Europa, milioni di ettari (fonte: financial times)

L’inalazione di fumo è un altro fattore che contribuisce all’eccesso di mortalità nelle ondate di calore. Si stima che durante gli incendi di Sydney del 2019 abbia provocato la morte di 417 persone.

Durante i periodi di caldo estremo, l’evaporazione aumenta e le piante si seccano, e questo significa che rilasciano più energia quando bruciano.

Anche l’umidità nel fogliame diminuisce, rendendo più facile lo scoppio e la diffusione degli incendi. Le aree più umide che normalmente fanno da tagliafuoco, come i fondovalle, diventano secche come quelle circostanti. In altre parole, il paesaggio diventa secco in modo uniforme. L’evaporazione aumenta l’intensità degli incendi forestali, contribuendo a prosciugare l’aria. La massa di aria riscaldata dall’incendio può salire a grandi altezze nell’atmosfera, facendo aumentare l’intensità delle correnti e il trasporto del fumo.

La portata di questi incendi si sta espandendo in latitudine e in altitudine. Nelle regioni d’Europa dove prima erano rari, come il Regno Unito e la Scandinavia, stanno diventando più comuni. Le aree montane, come le Alpi e i Pirenei, sono sempre più a rischio.

I giorni in cui gli incendi si potevano spegnere con l’acqua sono finiti. È il risultato di decenni di negligenza nella gestione del territorio e di inerzia di fronte alla crisi climatica.

Stiamo assistendo a un’anticipazione del futuro che lasceremo ai nostri figli e nipoti. ◆ff

Víctor Resco de Dios insegna ingegneria forestale all’università di Lleida, in Spagna.

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Questo articolo è uscito sul numero 1470 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati