10 ottobre 2018 10:58

La sede scelta non poteva essere più simbolica: a pochi metri dal vicolo in cui è stato ritrovato il cadavere di Aldo Moro nel 1978, tra la vecchia sede del Partito comunista e quello che è stato il quartier generale della Democrazia cristiana, le due forze che per decenni si sono spartite il potere in Italia. Proprio lì, i due leader che guidano la corrente nazionale populista che vorrebbe cancellare le vecchie regole comunitarie si sono dati appuntamento l’8 ottobre per preparare il loro assalto all’Europa.

Marine Le Pen e Matteo Salvini si sono incontrati nella sede del sindacato operaio Ugl. “I nemici dell’Europa sono quelli asserragliati nel bunker di Bruxelles. I nemici dell’Europa sono i Moscovici e i Juncker che hanno portato precarietà in Europa e si rifiutano di restituire la poltrona”, ha attaccato il leader della Lega in una sala gremita.

La campagna elettorale è partita. Tutto ciò che succede in Italia da settimane, inclusa la bozza di bilancio che sfida le regole europee con un deficit del 2,4 per cento, va interpretato alla luce delle prossime elezioni parlamentari dell’Unione europea. E pazienza se lo spread ha nuovamente superato i 300 punti base o se la borsa continua a perdere terreno. Il discorso è a prova di bomba e le correnti nazionali populiste d’Europa, come quelle guidate da Salvini in Italia, Le Pen in Francia o Viktor Orbán in Ungheria, cominciano a organizzarsi per conquistare un peso specifico al Parlamento che gli permetta di governare con il Partito popolare europeo. Le liste, spiegano, non saranno congiunte e ogni partito e paese avrà la propria. “Ci mancherebbe altro, noi difendiamo la sovranità”, ha sottolineato Le Pen.

I primi cento giorni di Salvini
Salvini, assurto al rango di leader indiscusso di questo nuovo movimento europeo, non ha mai nascosto il reale obiettivo. “Io penso che a maggio se finalmente verranno fuori equilibri che tolgono i socialisti dalle stanze del potere potrà tornare al centro il dibattito sul lavoro vero, sul controllo dei confini, sulla tutela delle famiglie. Verranno fermati quei trattati commerciali che stanno aiutando la finanza ad aumentare i suoi profitti ma stanno danneggiando i nostri produttori, i nostri agricoltori, i nostri pescatori, i nostri commercianti. Non penso a un’Europa senza regole, penso a un’Europa che aiuti i paesi a investire sul lavoro e quindi questo non può essere servo di uno zero virgola, di un uno virgola , di parametri vecchi”.

L’attacco, in ogni caso, è quello di sempre. I nemici sono la globalizzazione, il bunker di Bruxelles, le élite, con nomi e i cognomi: il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e il commissario europeo per gli affari economici e finanziari Pierre Moscovici. Sono loro, secondo Le Pen e Salvini, ad aver tradito il popolo difendendo gli interessi occulti, tra cui figura l’immancabile magnate multimilionario George Soros. Le Pen ha riassunto così: “L’Unione europea non è stata costruita per i popoli e la loro prosperità, ma per rafforzare il potere di una piccola classe mondiale che genera moltissimo denaro. L’Unione si oppone al potere dei popoli e lo fa attraverso minacce, estorsioni e presenta risultati ingiustificabili: immigrazione di massa, riduzione dei salari. Tutto questo si chiama globalizzazione, e la globalizzazione selvaggia è come ai ristoranti, l’ultimo che esce paga il conto. Io non voglio che sia l’Europa a pagarla”.

I due leader hanno fatto capire che la loro idea è quella di occupare a destra lo spazio che sarebbe stato abbandonato dalla sinistra. Un esperimento che ha già portato al successo il Front national in Francia, come ha ricordato Salvini. “Stiamo raccogliendo una eredità sociale culturale ed economica di una certa sinistra che ha tradito le sue radici e i suoi valori […] Aiutiamo quei tanti precari e i disoccupati che la sinistra ha dimenticato. Penso che nelle sedi del Pd o dei socialisti francesi entrano più banchieri che operai”.

Un’idea, questa, che si estende a una modulazione ideologica rispetto al problema dell’immigrazione. “Io sono convinto che la grande finanza, che ha nella sinistra il proprio strumento a Bruxelles, abbia interesse a un’immigrazione senza limiti perché ha bisogno di nuovi schiavi per le industrie europee”. Le Pen, affascinata dalla sicurezza e dalla coincidenza programmatica con il suo interlocutore, ha annuito spesso.

Ma chi è che patrocina tutto questo? La doccia fredda è stata per Steve Bannon, da cui Le Pen ha strategicamente preso le distanze. L’ex consulente del presidente degli Stati Uniti Donald Trump gira l’Europa da mesi e ha creato a Bruxelles una sorta di fondazione per raggruppare tutte le correnti sovraniste in vista delle elezioni europee. Si chiama The Movement e dovrebbe essere un contenitore di partiti molto diversi tra loro. Secondo Le Pen, questo organismo non avrà alcun ruolo politico decisionale. “Bannon non è europeo, è statunitense. Ha suggerito ai nazionalisti di creare una fondazione di studi, sondaggi e analisi in Europa. Ma la forza politica siamo noi, e soltanto noi la struttureremo. Lo dobbiamo alla nostra sovranità e alla nostra libertà. Voglio che questo punto sia perfettamente chiaro”.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Leggi anche:

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Abbonati per ricevere Internazionale
ogni settimana a casa tua.

Abbonati