In Brasile l’esame di ammissione all’università non è una passeggiata. La prova annuale di resistenza – otto ore di test suddivise in due giorni che possono lanciare o bruciare carriere – è una maratona di aspirazioni adolescenziali, angoscia e bevande energetiche. Almeno era così prima della pandemia.

Gli esami di quest’anno, che sono finiti il 24 gennaio, hanno messo in guardia sui rischi che la già precaria situazione scolastica dell’America Latina sta correndo a causa dell’epidemia incontrollata di covid-19. Più della metà dei 5,7 milioni di candidati registrati per gli esami di ammissione in Brasile, compresa mia figlia di 16 anni, non si sono presentati per paura di un contagio nelle aule. Molti di quelli che sono andati sono stati rimandati a casa perché erano state prese troppe prenotazioni. Secondo il ministro brasiliano dell’istruzione, Milton Ribeiro, l’esame è stato comunque “un successo”. Invece per mia figlia il gioco non valeva la candela: “Perché correre il rischio di ammalarsi o di diffondere il virus?”, ha chiesto. Almeno l’Università nazionale autonoma del Messico ha organizzato gli esami di ammissione in uno stadio da calcio.

A febbraio comincerà un nuovo anno scolastico e gran parte dei paesi latinoamericani è alle prese con le stesse domande: come assicurarsi che gli studenti vadano a scuola e lo facciano in sicurezza mentre la regione è nel pieno della seconda ondata? Se le autorità nazionali non chiariranno le loro politiche pubbliche gli studenti del Brasile e dei paesi vicini rischiano di perdere un altro anno scolastico per paura, disinformazione, malattia e problemi economici.

Cicatrici durature
Nella maggior parte dei paesi del Sudamerica e dei Caraibi le scuole sono state chiuse a marzo, all’inizio della pandemia. Nel 2020 sono rimaste chiuse per una media di 174 giorni, una situazione che ha determinato una perdita di ore in classe quattro volte superiore a qualsiasi altra zona del mondo. Lo ha affermato Margarete Sachs-Israel, consigliera dell’Unicef per l’istruzione in America Latina. L’87 per cento dei 160 milioni di studenti della regione non è entrato in classe per otto mesi.

I più fortunati tra gli studenti costretti a casa, con famiglie benestanti alle spalle, sono riusciti a seguire le lezioni a distanza, ma nelle scuole pubbliche uno studente su due non ha accesso a internet.

Secondo le stime della Banca mondiale, i ritardi nell’apprendimento potrebbero cancellare in America Latina fino a 1.200 miliardi di dollari in redditi nell’arco della vita lavorativa, ossia il 20 per cento delle entrate previste dopo la fine della scuola. Si prevede inoltre un crollo dei punteggi regionali nel test attitudinale Pisa per gli studenti di 15 anni, considerato un punto di riferimento internazionale. La percentuale di studenti che non raggiungono i livelli minimi di competenza aumenterà ovunque fino al 60-68 per cento, rispetto al 53 per cento registrato prima della pandemia.

Il covid-19 non è una malattia equa: danneggia di più i poveri, le popolazioni native e i neri

Non tutti gli studenti però avranno le stesse difficoltà. Il covid-19 non è una malattia equa: danneggia di più i poveri, le popolazioni native e i neri. Se non si farà niente per correggere questa tendenza, avverte l’economista Nora Lustig della Tulane university, negli Stati Uniti, le disuguaglianze nell’apprendimento fermeranno decenni di progressi e lasceranno cicatrici sociali durature.

Le famiglie dove gli adulti sono più istruiti possono assistere i figli nei compiti a casa o addirittura rafforzare l’apprendimento chiamando insegnanti privati, mentre negli altri casi i genitori sono meno preparati o assenti per impegni di lavoro. Lustig ha rilevato che gli studenti provenienti dalle famiglie più istruite sono stati colpiti solo marginalmente dalla chiusura delle scuole, mentre i loro coetanei più svantaggiati hanno fatto molta fatica, accumulando “perdite di istruzione” stimate intorno al 60 per cento in Bolivia, El Salvador, Messico, Panamá e Perù. Neanche gli aiuti economici stanziati da alcuni governi hanno compensato le lacune provocate dalla chiusura delle scuole.

Agire in fretta
Basandosi sull’interruzione scolastica del 2020, secondo Lustig in America Latina solo il 46 per cento degli studenti delle superiori potrebbe laurearsi, una percentuale che si attestava al 61 per cento prima della pandemia. Per chi viene da famiglie più modeste le prospettive sono ancora più dure: la probabilità di ottenere un diploma di scuola superiore dopo la pandemia è crollata di 20 punti percentuali, passando dal 52 per cento al 32 per cento. In assenza di un’azione correttiva, Lustig prevede che l’America Latina potrebbe perdere cinquant’anni di progressi nel campo dell’istruzione.

Queste ricerche sono proiezioni, non profezie: i funzionari possono cambiare direzione ed evitare una replica del disastro dello scorso anno. La priorità dev’essere la riapertura delle scuole in sicurezza. Gli educatori sono incoraggiati dalle ricerche secondo cui le scuole non sono dei focolai della malattia.

È fondamentale che i funzionari pubblici smettano di sminuire la pericolosità della malattia per rilanciare l’economia, e invece ascoltino gli insegnanti e le autorità sanitarie. “Nella regione c’è la spinta a far riaprire ristoranti, bar, negozi e autolavaggi, ma non le scuole”, afferma Sachs-Israel. “Le scuole devono essere la priorità”.

Claudia Costin, ex responsabile dell’istruzione per la Banca mondiale e alla guida del Centro per l’eccellenza e l’innovazione nelle politiche educative della fondazione brasiliana Getulio Vargas, prevede un “anno accidentato”: “Le scuole apriranno e chiuderanno, perciò abbiamo bisogno di un processo decisionale basato sulla trasparenza e sulla scienza, non di argomentazioni di parte”, dice. “Il problema è che una parte delle autorità brasiliane, a cominciare dal presidente Jair Bolsonaro, pensa ancora che la pandemia sia una sciocchezza”.

Lo sa bene il nuovo ministro dell’istruzione di Rio de Janeiro, Renan Ferreirinha: il 1 gennaio, quando ha assunto l’incarico, si è trovato di fronte al sistema scolastico municipale più grande dell’America Latina – con 650mila studenti e 34mila educatori – nel caos più totale. Il sindaco uscente, Marcelo Crivella, un tempo alleato di Bolsonaro e arrestato per corruzione pochi giorni prima della fine del suo mandato, non aveva pagato la connessione a internet né i servizi di pulizia, lasciando così le 1.543 scuole pubbliche della città senza accesso alla rete e senza custodi. Proprio alla vigilia del nuovo anno scolastico e nel mezzo di una nuova ondata di covid-19.

Ferreirinha ha affidato a una commissione scientifica il compito di redigere dei protocolli di sicurezza. “Non siamo negazionisti”, ha detto. “Dobbiamo tornare a scuola in piena sicurezza. L’istruzione è un investimento in termini di produttività e progresso sociale”.

Difficilmente l’istruzione in America Latina tornerà allo stato d’innocenza precedente la pandemia. L’emergenza sanitaria globale ha solo accentuato le carenze già esistenti in una regione segnata da lacune e disuguaglianze. Gli analisti politici si interrogano su come risarcire gli studenti più colpiti dal blocco dell’istruzione per la crisi sanitaria, con iniziative che vanno dal reclutamento di insegnanti in pensione all’aggiunta di un intero anno scolastico ai piani di studio delle scuole superiori. Tenuto conto della follia e dell’ostinatezza dei leader in carica, gli studenti latinoamericani non sono gli unici ad aver bisogno di corsi di recupero.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

Questo articolo è stato pubblicato su Bloomberg.

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