04 novembre 2013 14:54

Dieci errori che i giornalisti devono evitare quando parlano di persone lgbt. Uno al giorno, per dieci giorni.

  1. Coming out

  2. Immagini

  3. Lesbiche

  4. Mamma

  5. Mondo gay

  6. Relazioni

  7. Transessualità

  8. Famiglie gay

  9. Icona gay

  10. Parole

“Com’è piccolo il mondo”, dice un vecchio detto. “Soprattutto quello gay”, aggiungerei io. Perché leggendo i giornali si potrebbe pensare che attivisti, gestori di locali, ragazzini vittime di bullismo, transessuali, buona parte dei commessi nei negozi di moda e un’infinità di altre persone che non hanno nulla a che spartire tra loro appartengano a una fantomatica comunità. Dove tutti pensano la stessa cosa e reagiscono allo stesso modo perché condividono lo stesso orientamento sessuale.

Il mondo gay, va detto chiaro e tondo, non esiste. È una semplificazione della stampa simile all’ormai noto “popolo della rete”. Esiste il mondo del teatro, il mondo universitario o il mondo della finanza ma il mondo gay no, perché essere omosessuale non basta ad accomunare due individui (come d’altronde non basta neanche il fatto di usare internet o i social network).

Spesso, quando la stampa si riferisce al mondo gay, in realtà sta parlando delle associazioni. Come dimostra questo esempio recente:

Che vuol dire la prima parte di questo titolo? Che Guido Barilla ha suonato alla porta di tutti i gay e lesbiche d’Italia con un pacco di pasta in mano? No, significa solo che ha partecipato a un incontro con i vertici di varie associazioni, che rappresentano i loro iscritti e non tutti gli omosessuali del paese. Confondere le associazioni con il “mondo gay” è come confondere i partiti con il popolo italiano, e capite che soprattutto in questo momento storico sarebbe un errore non da poco.

L’illusione di comunità diventa ancora più grande quando si cita un nome specifico: Franco Grillini. Sia ben chiaro: Grillini è un mito. È il mio eroe. Perché quando in tv passavano a rotazione Il vizietto e io, in quanto gay quattordicenne, mi ero quasi rassegnato all’idea di dovermi mettere un kimono di seta, per fortuna c’era già lui che rompeva le scatole ai politici e ai giornali. E poi ha fatto una grande carriera di attivista e politico, che non è ancora finita.

Quindi è con tutto il rispetto che dico: Franco Grillini non è il mondo gay. E questo lo dico per tutti i giornali che, per commentare qualunque notizia che sfiori il tema dell’omosessualità, pubblicano immediatamente le quattro domande a Grillini e la sua reazione ai fatti. Non è possibile che, per dare il punto di vista di quello che si stima tra il 5 e il 10 per cento della popolazione, si senta sempre una sola persona. A cui ultimamente si sono aggiunti al massimo altri due o tre nomi.

Lui stesso si è lamentato di questa storia: “Quando succede un fatto che riguarda gli omosessuali”, mi ha detto al telefono qualche giorno fa, “io, Vladimir Luxuria e Aurelio Mancuso pubblichiamo il nostro solito comunicato stampa. E il titolo sui giornali del giorno dopo è: ‘La comunità gay insorge’. È un’assurdità”.

Ci sono nuovi giovani leader, ci sono persone famose, sono finiti da un pezzo i tempi in cui l’unico omosessuale a parlare era Grillini: possibile che si debba ricorrere ancora solo a un ristrettissimo numero di persone? Per pigrizia, sì, è possibile. E quindi ecco quel titolo di Repubblica di cui parlavo prima che continua così: “Guido Barilla fa pace con i gay, incontro a Bologna con Grillini”. Cioè, quindi per fare pace con questo famoso mondo gay, basta fare pace con Grillini.

Molti giornalisti immaginano un pianeta minuscolo come quello del Piccolo Principe su cui abita solo Franco Grillini. Scendi, lo saluti, gli presenti le scuse ed è pace fatta con il mondo gay. Mentre poi leggi l’articolo e scopri che all’incontro con Barilla c’erano tutti i leader delle principali associazioni lgbt italiane, e che il pianeta gay è un po’ più vasto di quello che si pensi.

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